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Per La Latteria di Milano non c’è Madonna che tenga

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La Latteria, storico locale milanese, ha detto no anche a Madonna, nella città meneghina per un concerto, nonostante l’annuncio di prossima chiusura
La Latteria di Milano dice no a Madonna

Per La Latteria di Milano non c’è Madonna che tenga

La Latteria, storico locale milanese, ha detto no anche a Madonna, nella città meneghina per un concerto, nonostante l’annuncio di prossima chiusura
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Per La Latteria di Milano non c’è Madonna che tenga

La Latteria, storico locale milanese, ha detto no anche a Madonna, nella città meneghina per un concerto, nonostante l’annuncio di prossima chiusura
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Ci vuole coraggio a dire di no a un personaggio come Madonna. Ma per “La Latteria”, storico ristorante milanese nel cuore di Brera, i clienti sono tutti uguali e anche se a voler prenotare è una delle popstar più celebri al mondo, non ce n’è per nessuno.
Soprattutto se è domenica (scorsa), giorno di chiusura in cui il proprietario Arturo Maggi può finalmente dedicarsi al suo hobby: la cura dell’orto. Il rifiuto è ancor più clamoroso se si pensa che “La Latteria” si prepara a chiudere i battenti dopo decenni di glorioso servizio. «Non per soldi ma perché Arturo e la moglie vanno in pensione e i loro figli, addetti in sala, non intendono portare avanti l’attività» fanno sapere.
 
Non è il primo locale di lunga data a chiudere a Milano: le seconde generazioni scelgono di non dar seguito a ciò che i loro genitori, fra mille sacrifici, hanno cominciato anni prima. Sono le conseguenze, giuste o sbagliate che siano, del benessere.
 
Chiusure come queste non lasciano indifferenti i milanesi ma soprattutto i fondi di investimento e i gruppi del lusso. Ad esempio, la pasticceria “Cova” di via Montenapoleone è stata rilevata dalla francese Lvmh. È andata diversamente alle pasticcerie “Cucchi” e “Taveggia”, rimaste italiane: la prima, una volta scomparso il signor Cucchi, è stata ceduta dalle figlie alla famiglia Monti, del ristorante “Da Giacomo”; la seconda, dopo essere finita a un fondo estero, è tornata in mani italiane.
Speriamo che qualcuno si accorga ora de “La Latteria”.
di Ilaria Cuzzolin

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