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dibattiti social

Piazza e social

Un nemico comune dovrebbe farci remare nella stessa direzione. Invece, ci troviamo a contrastare gli estremismi del terzo millennio, poco memori di quanto ci siano già costati quelli del passato.
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Piazza e social

Un nemico comune dovrebbe farci remare nella stessa direzione. Invece, ci troviamo a contrastare gli estremismi del terzo millennio, poco memori di quanto ci siano già costati quelli del passato.
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Piazza e social

Un nemico comune dovrebbe farci remare nella stessa direzione. Invece, ci troviamo a contrastare gli estremismi del terzo millennio, poco memori di quanto ci siano già costati quelli del passato.
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Un nemico comune dovrebbe farci remare nella stessa direzione. Invece, ci troviamo a contrastare gli estremismi del terzo millennio, poco memori di quanto ci siano già costati quelli del passato.
C’erano una volta gli opposti estremismi. Ci sono costati lutti e ferite ancora aperte nella memoria di chi ha l’età per ricordare gli anni in cui l’odio alimentato dall’ideologia seppe farsi spazio nella società italiana. C’erano e non ci sono più, grazie al cielo. Bisogna impegnarsi, però, perché non tornino in una versione aggiornata al III millennio. Perché bisogna avere l’onestà intellettuale di guardare le piazze di oggi, valutare i temi che incendiano i dibattiti, osservare quel pezzo di mondo che si informa quasi esclusivamente attraverso i social. Argomenti e circostanze che sembrano fatti apposta per scatenare le peggiori pulsioni. Parliamo della galassia di temi inerenti al fenomeno migratorio, i mai del tutto sopiti rigurgiti etnici e religiosi (appare incredibile, ma non riusciamo a estirpare la mala pianta dell’antisemitismo), da ultimo persino il dibattito sui cambiamenti climatici, che riesce a scavare solchi profondi nella nostra società. Per approdare, infine, a un argomento che dovrebbe vederci tutti dalla stessa parte, per banale buon senso e una discreta dose di sano egoismo: la lotta alla pandemia. Neppure in questo caso siamo riusciti a trovare un minimo comun denominatore, anzi lo stiamo trasformando in un terreno di scontro violento e ideologizzato. Non siamo ancora agli opposti estremismi, ma pericolosamente vicini all’incomunicabilità. Spesso felici di trovare conforto in dibattiti social che premiano le posizioni simili alle nostre, con tragicomici effetti distorsivi della realtà. Sembrano tutti d’accordo con noi, perché le idee diverse ci vengono banalmente nascoste dagli algoritmi (non sparate sul pianista, non è ‘cattivo’ di suo, ma programmato a uso e consumo del business social). Come evitare che si scada progressivamente, avvitandosi in accuse reciproche? Non può sfuggire quanto le posizioni possano essere opposte, ma con una caratteristica ricorrente: non riconoscere dignità e legittimità alle idee altrui. Guardiamo quanto sta accadendo nel dibattito generato dalle posizioni no-vax: non si nega solo l’attendibilità scientifica dei dati a supporto della campagna vaccinale, si bolla come ‘schiavo del sistema’ o ‘al soldo del potere’ chiunque osi tentare un ragionamento un po’ più evoluto di un generico berciare contro lo Stato, le Big Pharma e il solito armamentario dei ‘no-tutto’. Un abbozzo di risposta alla nostra domanda richiama necessariamente alla razionalità, all’equilibrio, al rispetto. Al parlare a bassa voce, mentre troppi urlano senza sapere cosa dire. La sorpresa è rendersi conto di quanto tutto questo premi, se si ha la costanza e la pazienza di superare il primo impatto. Qualcuno o molti insulteranno, ma è rumore di fondo. Le voci limpide e consapevoli, alla fine, si fanno sentire di più. di Fulvio Giuliani

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