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L’affascinante Nobel per la medicina a Svante Pääbo

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Dobbiamo molto al premio Nobel per la medicina Svante Pääbo. Grazie a lui abbiamo capito, tra le altre cose, che i Neanderthal non sono spariti ma vivono dentro di noi. Qualcuno ci tiene a farci sapere che sarebbe “fluido”. Come se la compagnia a letto fosse più importante della capacità di pensare.
nobel per la medicina svante paabo

L’affascinante Nobel per la medicina a Svante Pääbo

Dobbiamo molto al premio Nobel per la medicina Svante Pääbo. Grazie a lui abbiamo capito, tra le altre cose, che i Neanderthal non sono spariti ma vivono dentro di noi. Qualcuno ci tiene a farci sapere che sarebbe “fluido”. Come se la compagnia a letto fosse più importante della capacità di pensare.
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L’affascinante Nobel per la medicina a Svante Pääbo

Dobbiamo molto al premio Nobel per la medicina Svante Pääbo. Grazie a lui abbiamo capito, tra le altre cose, che i Neanderthal non sono spariti ma vivono dentro di noi. Qualcuno ci tiene a farci sapere che sarebbe “fluido”. Come se la compagnia a letto fosse più importante della capacità di pensare.
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Ci sono premi Nobel che lasciano indifferenti, talora dominati da una sorta di accademizzazione del politicamente corretto. Roba che si dimentica in fretta. Ce ne sono anche che portano sfortuna, specie se assegnati in un campo etereo come la “pace”, magari finendo a chi si rivelerà guerrafondaio o a chi si scoprirà pedofilo. Ce ne sono di importanti e meritati. E ce ne sono di affascinanti. Come quello assegnato a Svante Pääbo. La sua prima qualità non ha limiti anagrafici, ma è preziosa per i più giovani: la curiosità e lo spirito d’avventura negli studi. Si era appassionato all’egittologia, affascinato da un viaggio in Egitto fatto da tredicenne. L’aveva scelta, all’università, per esplorare lo sconosciuto mondo dei faraoni. Ma si era presto accorto che gli mancava l’avventura, che molte cose erano sconosciute solo a chi non le conosceva, mentre altre non sarebbe stato possibile conoscerle. Così si iscrisse a medicina. Completati gli studi, tornò dal suo vecchio professore di cose egizie: non è che si può avere un pezzettino di mummia? Ne estrasse il codice genetico e aprì una frontiera all’archeologia. Grazie a lui molte delle cose che non era possibile sapere, ora si sanno. Ma anche gli egizi divennero un po’ troppo contemporanei. Perché non andare più indietro? Sapevamo d’essere discendenti degli ominidi e di avere convissuto, da Sapiens, per un certo tempo con i Neanderthal. Poi loro si sono estinti. Hanno perso. Noi ci siamo evoluti meglio. Sapevamo. Ma usando il suo metodo di ricerca, indagando il Dna, s’è scoperto che i Neanderthal non sono spariti ma vivono dentro di noi. Perché c’è qualche fenomenale figlio di puttana che ha approfittato della crapula fra Sapiens e Neanderthal e ha trascinato in noi una parte di loro. Intanto l’uomo di Denisova, ulteriore filone da lui individuato, s’incrociava con altri Sapiens e li usava per sopravvivere alla propria estinzione. E noi siamo i vincenti perché siamo straordinari bastardi. Altro che minchionerie da “razza superiore perché pura” giacché, semmai, superiore – in salute e intelligenza – è il figlio di puttana. E la buona notizia è che lo siamo tutti. Anche se qualcuno esagera nell’approfittarne. Davanti a tanta splendente meraviglia, qualcuno ha voluto farci sapere che Pääbo sarebbe o è “fluido”. Come se la postura e le compagnie nel talamo abbiano una qualche rilevanza sul pensiero e sulla capacità di pensare. Come se contassero i festini e non la “Teoria generale”, parlando di economia e Keynes. E vabbè, tanto noi bastardi l’abbiamo capito: l’evoluzione non va per linea retta e sicura, curva e incespica, trascina con sé intelligenza e deficienza. E, nonostante talora si sia presi dallo sconforto, sono sicuro che questa roba del politicamente corretto e sessualmente monomaniacale è da considerarsi superabile. Ragionando e copulando, ciascuno come gli pare.   Di Davide Giacalone

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