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Primaria più giovane d’Italia e anche mamma bis. Trasformare l’eccezione in una regola

Con i suoi 40 anni, la storia della dottoressa Gaya Spolverato è un caso isolato ma che dà molta speranza. E’ il segno di un cambiamento e la prova che sì, ce la si può fare. La via da seguire è una sola e uguale per tutte

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Primaria più giovane d’Italia e anche mamma bis. Trasformare l’eccezione in una regola

Con i suoi 40 anni, la storia della dottoressa Gaya Spolverato è un caso isolato ma che dà molta speranza. E’ il segno di un cambiamento e la prova che sì, ce la si può fare. La via da seguire è una sola e uguale per tutte

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Primaria più giovane d’Italia e anche mamma bis. Trasformare l’eccezione in una regola

Con i suoi 40 anni, la storia della dottoressa Gaya Spolverato è un caso isolato ma che dà molta speranza. E’ il segno di un cambiamento e la prova che sì, ce la si può fare. La via da seguire è una sola e uguale per tutte

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Con i suoi 40 anni, la storia della dottoressa Gaya Spolverato è un caso isolato ma che dà molta speranza. E’ il segno di un cambiamento e la prova che sì, ce la si può fare. La via da seguire è una sola e uguale per tutte

Gaya Spolverato è la più giovane primaria d’Italia presso l’ospedale di Padova: a 40 anni guida un team specializzato nell’asportare tumori considerati inoperabili. La sua età rappresenta un record per il sistema italiano e per questa ragione si è meritata una lunga intervista sul Corriere della Sera. La sua storia merita sicuramente di essere raccontata nella speranza che possa essere fonte di ispirazione per le tante donne che pensano di non poter conciliare il sogno di una carriera brillante con quello di madri. Di “miracoli” come questi abbiamo disperatamente bisogno in un paese che non fa più figli e che sta neanche troppo lentamente morendo. 

La dottoressa Spolverato è infatti anche mamma di due bambini;  la dottoressa Spolverato ha anche fatto esperienza all’estero per perfezionare quello che sicuramente era già un suo talento. 

Non si vuole far passare il concetto che sia facile riuscire a fare tutto e ai massimi livelli come in questo caso , stiamo però dicendo che è possibile. Con fatica, determinazione, sacrificio. E certamente, non da sole. Senza una rete familiare, qualcuno che creda in noi, ma soprattutto senza la nostra personale caparbietà è complesso portare avanti casa, lavoro e famiglia.

Genitori, amici, il datore di lavoro, il team dei colleghi, tutti nel loro piccolo devono fare la propria parte per permettere a una donna di diventare quello che è oggi la dottoressa Spolverato, una delle migliori chirurghe oncologiche d’Italia, un campo dominato quasi esclusivamente da uomini.

Noi donne dipendiamo ancora molto dagli altri. Negarlo significherebbe non dire il vero. Ma non per questo si deve parlare di una debolezza. Anzi, è la famosa solidarietà maschile, è la forza del team, è imparare a delegare, a fidarsi e affidarsi, è quello che ci ricordano di dover imparare dagli uomini.

I complessissimi interventi della Spolverato possono durare anche 10 ore. Quando lei è impegnata in sala operatoria tanto tempo, qualcuno è pronto a prendersi cura dei suoi bambini. Sono incastri perfetti che si alternano al bisogno. 

Di quanto possa essere irta di ostacoli la carriera di una donna ne è consapevole anche la luminare che per sostenere il lavoro al femminile nel suo campo ha fondato l’associazione Women in Surgery Italia: “Le donne – spiega la Spolverato al Corsera – vanno aiutate a fare carriera” . Ai vertici ci sono sempre quasi uomini e, senza false ipocrisie, le relazioni possono essere più complicate tra sessi opposti. Riconoscere che qualcuno possa essere più bravo di noi – anche quando si tratti di una donna, quand’anche più giovane come nel caso della Spolverato – deve essere una fonte di ispirazione. E una spinta al miglioramento. Dovrebbe scuotere il nostro orgoglio, non la nostra invidia.

“Il mio team è forte e unito, ha piacere di lavorare al mio fianco, riconosce la mia posizione” chiarisce la primaria. Il successo passa anche da qui e, mai come in questo caso, non è mai solo del singolo ma condiviso. La parola d’ordine per permettere alle donne di spiccare davvero il lavoro in fondo  è proprio questa: condivisione.

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