Quale futuro per i licei classici
| Società
Il liceo classico in Italia sta subendo diverse trasformazioni, molte delle quali verso il digitale e una semplificazione dei programmi
Quale futuro per i licei classici
Il liceo classico in Italia sta subendo diverse trasformazioni, molte delle quali verso il digitale e una semplificazione dei programmi
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Quale futuro per i licei classici
Il liceo classico in Italia sta subendo diverse trasformazioni, molte delle quali verso il digitale e una semplificazione dei programmi
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AUTORE: Vladimiro Satta
L’attuale preside del liceo classico presso il quale mi diplomai nel lontano 1978 ha rilasciato un’intervista in cui ha parlato delle profonde trasformazioni che ha introdotto nel suo istituto e dei princìpi cui si è ispirata. Le innovazioni hanno interessato orientamento e percorsi (ovvero nuove materie di studio hanno affiancato quelle tradizionali), risorse tecnologiche, corsi di potenziamento, stage. Il tutto con l’obbiettivo di passare da un modello di liceo «antiquato e punitivo» a uno moderno che permetta di «eliminare il concetto di sofferenza», di fare sì che «i ragazzi a scuola siano felici» e – per questa via – di incrementare le iscrizioni. La preside è orgogliosa del balzo delle iscrizioni al suo istituto avvenuto nell’ultimo anno.
In linea di principio (e non potendo conoscere tutti i dettagli), desta favorevole impressione che entrino a fare parte dell’offerta formativa «la sceneggiatura, la scrittura creativa, il linguaggio radiofonico, ma anche percorsi in archeologia e lettere classiche» e si utilizzino i fondi del Pnrr per megaschermi, aule interattive, web radio e tablet nonché per sportelli psicologici e di coaching, tanto più se si è riusciti a realizzare tutto ciò senza sacrificare nulla o quasi. È un bene che qualcosa si muova. Sorge peraltro qualche timore di scadimento del livello di preparazione allorché si dichiara che i programmi sono stati semplificati e la sofferenza da risparmiare agli studenti viene identificata con la grammatica.
Non sono convinto neppure che «difficoltà nella comprensione del testo, deficit nelle capacità linguistiche» e «flessione delle competenze in italiano» dipendano per lo più dalla didattica a distanza imposta dalla pandemia. Era il 2002 quando Marco Lodoli, scrittore e insegnante, sostenne che i ragazzi (e anche gli adulti) erano insidiati dal «Demone della Facilità», che «promette mari e monti» senza fatica né impegno «e il livello mentale si abbassa ogni giorno di più, fino al balbettio».
Desidero comunque testimoniare che il liceo classico da me frequentato non era punitivo. Dei circa 25 che eravamo al ginnasio nella mia classe, arrivammo quasi tutti all’esame di maturità, non c’era bisogno di brillare per passarlo (e infatti nessuno fu bocciato). Eppure al ginnasio ci era capitata una supplente di latino e greco talmente impreparata da tradurre «la città di Roma» con «urbs Romae» (declinata al genitivo). Sicché quando poi al liceo trovammo un’insegnante all’antica e bravissima, alle prime versioni prendemmo voti bassissimi o addirittura sotto lo zero. Nella pagella del primo trimestre ebbi 5 in greco scritto; non ne rimasi devastato e rimediai facendo versioni durante le vacanze di Natale, come consigliato dalla professoressa. Alla prova di maturità presentai una versione dal greco che la Commissione giudicò perfetta, complimentandosi.
Infine, la questione delle iscrizioni. È noto che quest’anno si è registrata una flessione nella percentuale di studenti che dopo i cicli dell’obbligo scelgono i licei classici. E certamente il fenomeno rischia di mettere in crisi quest’area. Non è però scontato che il maximum delle iscrizioni coincida con l’optimum del servizio educativo reso, che è fatto di tante cose. Inoltre il liceo dell’intervista veniva da un’annata di crollo delle iscrizioni (per motivi non precisati), perciò è presto per dire in quale misura la risalita sia frutto delle novità e in quale altra sia invece un rimbalzo. In ogni caso, auguri.
di Vladimiro Satta
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- Tag: istruzione, scuola
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