E così in entrambe le classifiche annuali sulla qualità della vita in Italia, la vituperata Milano esce bene, molto bene.
Quella di Italia Oggi, diffusa già da un paio di settimane, la vede in prima posizione assoluta. L’indagine pubblicata ieri dal Sole 24 Ore, relativa secondo consuetudine alle province, la vede in ottava con una risalita di quattro e in un contesto come sempre dominato dalle province con capoluoghi molto più piccoli.

È un dato di fatto acclarato, costante e forse inevitabile, quest’ultimo, nella qualità della vita nel nostro Paese.

Insomma, la città del disastro incombente, che viene descritta un giorno sì e l’altro pure come una sorta di ricettacolo di ogni male – con tanto di cascami moralistici che hanno coinvolto anche le recenti, clamorose indagini – si conferma uno dei migliori posti dove vivere in Italia.

Di gran lunga il migliore, se si desidera conciliare qualità, opportunità, stimoli culturali e professionali. Non proprio pochino.
Ma tu guarda e quando lo scrivevamo…

Certo, in entrambe le succitate classifiche, Milano se la passa molto male in termini di sicurezza e questo è un problema indiscutibile.
Far finta di niente, girare la testa dall’altra parte o anche solo provare a controbilanciare con tutto quello che abbiamo appena scritto è in buona sostanza inutile. Il problema c’è, va analizzato, ma pare tutt’altro che irrisolvibile.

La città non soffre un problema di criminalità organizzata ai massimi livelli, in grado di influenzare la vita dei cittadini nelle libere scelte lavorative e quotidiane, ha un evidente problema di controllo del territorio.

È diventata una città in cui è cresciuto il senso di insicurezza, per dati di fatto incontrovertibili e anche per l’eco talvolta roboante di chi da un po’ di anni fa a gara a descrivere il capoluogo lombardo come una specie di inferno in terra, manco la New York a cavallo fra i 70 e gli 80 (guardatevi le foto della Big Apple del tempo, per farvi un’idea).
Detto questo, il problema esiste e persiste.

Le soluzioni per il controllo del territorio, però, ci sono e vanno applicate con estrema severità ed efficienza. L’era digitale può dare un’enorme mano, escludendo di poter piazzare un poliziotto o un carabiniere ogni 10 metri.
Tanto per cominciare, telecamere a tappeto per il controllo in strada, massima razionalizzazione delle forze dell’ordine disponibili e anche appello al tradizionale senso civico dei milanesi.

Cerchiamo, poi, anche di ricordare quanto questa città così disprezzata sappia dare a tutta Italia, in termini di innovazione, modernità, sguardo sul presente che diventa futuro.
La città che ha saputo conquistare le Olimpiadi invernali e dovrà fare una gran figura davanti al mondo. E per questo servirà l’aiuto di tutti, come fu 20 anni fa a Torino.

Lo sfascismo e i post a effetto servono solo a qualche influencer che avremo dimenticato fra sette minuti.