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Quando la norma è scritta male e applicata peggio
I bonus edilizi sono stati un pessimo spettacolo, sono molti punti di vista. La pubblica amministrazione dev’essere poi in grado di scrivere una norma che funzioni.
| Società
Quando la norma è scritta male e applicata peggio
I bonus edilizi sono stati un pessimo spettacolo, sono molti punti di vista. La pubblica amministrazione dev’essere poi in grado di scrivere una norma che funzioni.
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Quando la norma è scritta male e applicata peggio
I bonus edilizi sono stati un pessimo spettacolo, sono molti punti di vista. La pubblica amministrazione dev’essere poi in grado di scrivere una norma che funzioni.
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I bonus edilizi sono stati un pessimo spettacolo, sono molti punti di vista. La pubblica amministrazione dev’essere poi in grado di scrivere una norma che funzioni.
I bonus edilizi sono stati un pessimo spettacolo, per i seguenti motivi: a) l’entità delle truffe perpetrate ai danni dello Stato; b) la brutta figura che tutti hanno fatto sul prodotto; c) gli imprenditori che si sono distinti per improvvisazione (sono nate 64 nuove imprese al giorno, compresi il sabato e la domenica): tutto è stato organizzato all’insegna dell’approssimazione, abbiamo anche conosciuto concessionari d’auto che in un attimo si sono trasformati in aziende di ristrutturazione edilizia; d) le società di certificazione dei crediti, create ad hoc dagli stessi imprenditori; e) la pubblica amministrazione incapace sia di scrivere una norma che funzioni, sia di controllare, sia di rispettare perfino le scadenze dei decreti attuativi; f) il dramma della morte di operai giovanissimi e impreparati nei cantieri. Ancora una volta si dirà: la norma è giusta, ma mancano i controlli. In un Paese con circa 60 milioni di abitanti e con oltre 7 milioni di partite Iva non si può, però, controllare tutto e tutti. Bisognerebbe assumere milioni di ulteriori dipendenti pubblici. In primo luogo ci deve essere una etica di base: non mi metto a fare il costruttore se non ho mai visto un mattone in vita mia.
La pubblica amministrazione dev’essere poi in grado di scrivere una norma che funzioni: non si può pensare che la semplice emissione di una fattura per lavori di edilizia e una comunicazione sul portale dell’Agenzia delle Entrate possano in autonomia generare un credito di imposta cedibile e utilizzabile in compensazione. Non si può neppure pensare che lo stesso Stato, dopo aver scritto una norma di questo tipo, sia anche il primo soggetto a essere frodato, come sembra dalle verifiche dell’autorità giudiziaria. I bonus edilizi non solo non hanno funzionato, ma hanno anche causato un elevato tasso di inflazione in tutto il sistema dell’edilizia: i prezzi sono saliti a dismisura, per il semplice motivo che il committente non ha alcun interesse a controllarli, tanto riceverà un bonustributario di pari importo.
Si pensi che – proprio per evitare un effetto inflattivo sul sistema – i bonus Industria 4.0 non sono mai stati resi cedibili fra le imprese. Come avevamo previsto mesi fa, la norma di limitazione delle responsabilità ai cedenti successivi al primo che abbiano acquistato senza partecipare alla frode si è dimostrata debolissima e ha concesso al giudice penale di richiedere e ottenere il sequestro dei crediti su tutti i cessionari successivi al primo, anche se in buona fede. A di là delle considerazioni di natura politica, è chiaro a tutti come il bonifico da parte dei singoli condomini sia l’unico strumento di controllo dei crediti d’imposta così come l’unica misura in grado di far sopravvivere questo tipo di incentivo.
di Christian Dominici
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Tag: lavoro
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