Quanto c’è di vero nelle parole di Elisabetta Franchi
Al di là della condanna delle parole della stilista, bisogna ammettere che Elisabetta Franchi ha descritto quello che avviene in più di qualche realtà lavorativa
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Quanto c’è di vero nelle parole di Elisabetta Franchi
Al di là della condanna delle parole della stilista, bisogna ammettere che Elisabetta Franchi ha descritto quello che avviene in più di qualche realtà lavorativa
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Quanto c’è di vero nelle parole di Elisabetta Franchi
Al di là della condanna delle parole della stilista, bisogna ammettere che Elisabetta Franchi ha descritto quello che avviene in più di qualche realtà lavorativa
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Al di là della condanna delle parole della stilista, bisogna ammettere che Elisabetta Franchi ha descritto quello che avviene in più di qualche realtà lavorativa
Le parole hanno un peso e bisognerebbe sapere come usarle. Ancor di più da un palco, ancor di più se si è in qualche modo un personaggio noto. Inutile il tentativo della stilista Elisabetta Franchi di mettere una pezza dopo aver detto, testuali parole, che lei ha assunto soltanto donne sopra i 40 anni perché «hanno già fatto tutti i giri di boa e lavorano h24». A parte che nessuno al mondo lavora 24 ore su 24, per fortuna. Ma oltre a questo occorre fare alcune considerazioni.
Intanto bisogna ammettere che ha probabilmente descritto quello che avviene in più di qualche realtà lavorativa. Essere madre e rivestire un ruolo di rilievo nelle aziende è un fatto piuttosto raro. Lo dimostrano i dati di Save the Children: in Italia oltre il 40% delle donne con figli non lavorano e nei primi sei mesi del 2021 solo un contratto a tempo indeterminato su dieci è stato per una donna. Anche se a marzo di quest’anno, invece, il maggior incremento di occupazione ha riguardato proprio il sesso femminile. Ora, l’unica regola che sempre deve valere sul posto di lavoro è la meritocrazia, a prescindere dal genere. I numeri però restituiscono il quadro evidente di una situazione in cui esistono ancora enormi disparità di trattamento. Anche perché, ulteriore problema, sono ancora carenti i meccanismi a supporto delle famiglie. E così nel 2020 oltre il 75% delle dimissioni volontarie sono state presentate da mamme. Non ce la fanno a conciliare impegni e famiglia, non ce la fanno prima di tutto economicamente.
Inutile poi stare tanto a discutere sul fatto che siamo un Paese che invecchia, dove si fanno sempre meno figli. Quel che succede nel mondo del lavoro è esattamente quanto Elisabetta Franchi ha descritto. Solo che non dovrebbe essere così. E una donna imprenditrice, una donna di successo che tra l’altro è anche mamma, dovrebbe essere la prima a promuovere un modello differente. Non che le donne debbano essere trattate con tutele diverse. Qui non si tratta di pretendere privilegi, si tratta di chiedere che a essere valutate siamo le competenze. Non l’età, non la scelta di avere o meno un bambino. Non lo stato di famiglia. Eppure, negare che sia ancora così sarebbe mentire.
Al di là della condanna delle parole della stilista, di certo inopportune, occorre ragionare su quanto c’è di vero in quelle frasi. Perché è l’unico modo per affrontare finalmente, senza preconcetti e pregiudizi, una problematica ancora parecchio presente e diffusa. Nonostante le dichiarazioni di intenti che vengono pronunciate molto spesso, più per strappare un applauso che perché ci si crede davvero.
di Annalisa Grandi
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