Il fenomeno del revenge porn (letteralmente “pornovendetta”) consiste in una o più azioni tendenti all’utilizzo diffusivo a contenuto pornografico di immagini o video in danno di persone non consenzienti, carpite nell’intimità o estrapolate da rapporti sessuali consensuali, fino a includere il sexting, ovvero l’invio a terzi di auto-riprese a contenuto intimo da parte della vittima stessa a cui vengono sottratte per essere usate a sua insaputa, ma riguarda anche la messa in Rete di momenti di intimità personale del danneggiato, realizzate ad esempio nei bagni pubblici attraverso web cam o riprese occultate, oppure mediante intrusione nel cloudpersonale. La legge del 2019 – meglio conosciuta come “Codice rosso” – integra per tali comportamenti la fattispecie del reato penale, punibile con sanzioni severe, fino alla reclusione, prevedendo l’aggravante specifica in casi di azioni perpetrate in ambito familiare.
L’utilizzo deliberatamente strumentale di immagini riferite alla sfera sessuale di una persona non consenziente è imputabile a chi le diffonde e a chi le riceve pur conoscendone la fonte illecita. Il fenomeno è in drammatica ascesa per intensità dei comportamenti a tale scopo finalizzati e per estensione del target sociale e di età degli utilizzatori. Particolarmente preoccupante è la sua diffusione tra gli adolescenti, che comporta derive perniciose di adultizzazione precoce e l’uso strumentale delle nuove tecnologie: pur essendo un reato stigmatizzato con una previsione normativa che descrive una serie di azioni illecite, il revenge porn può essere considerato una aggravante del già diffuso cyberbullismo, della violenza di genere, degli abusi e della pedopornografia. Ciò che rende particolarmente odioso questo comportamento illecito è la sua intrinseca componente vendicativa, che si esplicita attraverso azioni fisiche ad alto significato simbolico e punitivo in danno della vittima.
Occorre che famiglia, scuole e istituzioni si muovano e adottino misure di prevenzione e di educazione mirata alla promozione di stili di vita corretti e rispettosi della dignità della persona.
di Francesco Provinciali
già dirigente ispettivo MIUR e giudice minorile
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