RoccaRaso
Si potrebbe andare tutti a Roccaraso. Con famiglia e amici a sciare. Per vedere la neve – se resta lo spazio – e vedere di nascosto l’effetto che fa
RoccaRaso
Si potrebbe andare tutti a Roccaraso. Con famiglia e amici a sciare. Per vedere la neve – se resta lo spazio – e vedere di nascosto l’effetto che fa
RoccaRaso
Si potrebbe andare tutti a Roccaraso. Con famiglia e amici a sciare. Per vedere la neve – se resta lo spazio – e vedere di nascosto l’effetto che fa
Si potrebbe andare tutti a Roccaraso. Con famiglia e amici a sciare. Per vedere la neve – se resta lo spazio – e vedere di nascosto l’effetto che fa
Si potrebbe andare tutti a Roccaraso. Con famiglia e amici a sciare. Per vedere la neve – se resta lo spazio – e vedere di nascosto l’effetto che fa. Vengo anch’io. Sì tu sì, vieni pure tu, andiamo davvero tutti, perché quello che se ne potrà trarre forse non sarà uno spasso indimenticabile, ma spostandosi raso muro e osservando raso terra se ne potrà trarre una memorabile lezione.
Il tema non è una gita domenicale ma il modo in cui si costruisce prima un evento, poi un caso e quindi una tribù. Il tema non è il social in sé o l’abilità di chi influenza la vita altrui, ma il modo in cui si entra in una tribù e poi se ne diventa guerrieri. È illusorio che la questione si risolva con lo sciogliersi delle nevi, comunque scarse: quello è un gelo che resta.
Siccome vedo già l’areopago, riunito in seduta permanente e giudicante, dividersi fra chi mena lo scandalo fotocopiato dell’affollamento (che snobismo vuole si denomini overturism) e chi mena scandalo per lo scandalizzarsi (giacché con esagerata puzza sotto al naso ritiene che anche le plebi abbiano diritto allo slittino) premetto: cresciuto a Palermo ho visto una pista innevata che già ero maggiorenne ed emigrato; quando, ragazzini, scorgemmo eccezionalmente diventar bianca la corona della Conca d’oro, i nostri genitori ci misero in macchina per andare a toccare la neve (al ritorno comperammo una stufa, giacché l’idea che le case dovessero riscaldarsi d’inverno e raffreddarsi d’estate era propria di quelli che partivano verso terre incognite per andare a sciare). Mi pregio d’appartenere alla più antica schiatta fondatrice del mondo: la plebe.
Ora, però, essere plebe non è sinonimo d’essere fessi. E neanche devastatori. Per quanto il prezzo possa essere basso, ha l’aria d’essere alquanto salato se in cambio ottengo levataccia notturna; lungo viaggio in pullman (con annesso ragionier Filini che dirige cori); giunti in loco tuffo in una calca che impedisce di vedere se sto calpestando la neve o solo bagnando i piedi in una pozza; mancato incontro con lo Yeti perché non è riuscito a passare e brivido spericolato nel soddisfare all’aperto i bisogni corporali, non essendoci un cesso disponibile. Il tutto circondati da una preconcetta ostilità dei villici, cui risulta scomodo muoversi facendo a spallate e ottusamente convinti che la neve sia bianca e tale debba restare. Ma anziché meditare sull’opportunità di rivolgersi a qualche altro organizzatore, pare si voglia replicare. Questa volta largamente preceduti da ostacoli e ostilità. Non può essere un divertimento, allora cos’è?
Informarsi e leggere non è obbligatorio, ma se la mia sola fonte d’informazione è il TikToccati da cui tutto ciò scaturì, a me mancano il contesto e la visione della differenza: so soltanto che voglio vedere la neve, voglio tirarne una palla, è un mio diritto e chi si frappone è un ostacolo alla mia libertà. Sono disposto a tornarci, ricompro il biglietto per dimostrargli che si può far benedire e che posso fargliela pagare. Non ci sono forse quelli che vanno allo stadio non per vedere la partita ma per assaltare gli ‘altri’? Quel che succede è che entro in una tribù e quelli che ad altri possono sembrar disagi per noi sono identità e diventano buon motivo di lotta. Non tutto il mondo entra nella mia tribù e probabilmente ce ne sono di strane che preferiscono passeggiare in deserte campagne, ma è sicuro che tutto il mondo deve rispettare la mia tribù. Tanto più altri saranno ostili e tanto più saremo uniti. Così la tribù del diritto alla gita diventa la cellula armata contro gli ‘altri’. E basta, cribbio, ci siamo stufati che siano sempre gli altri a vincere, a dar lezioni, a fare la morale. Che vadano a dar via le terga. Noi siamo il popolo e che il cielo stramaledica chi lo vuole negare.
Vabbè, dai, vediamoci a Roccaraso. Ci stringeremo non a coorte, ma per passare dalle strade. Non è così grave. Se non fosse che è con quel meccanismo che a molti si sono aperte le porte dei Parlamenti. Non per visitarli, ma per abitarli.
di Davide Giacalone
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