Due Mojito, un Negroni, un succo di frutta e quattro porzioni di “MUSICA”. Questo il conto strampalato presentato a quattro turisti dopo un aperitivo in un locale storico di Ostuni. Sul web è scoppiata così l’ennesima polemica dello scontrino. Dopo il supplemento per il pepe sulla pizza, il taglio del cornetto e il caffè d’asporto, è arrivata la “tassa” per la musica dal vivo.
Verrebbe quasi il sospetto che possa trattarsi di un’astuta trovata pubblicitaria. Della serie “l’importante è che se ne parli”. I quattro commensali hanno speso circa 10-15 euro a testa per il cocktail 20 euro per qualche stuzzichino e infine 2 euro a testa per la musica live. Un compenso destinato al deejay. Certo, non hanno pagato il servizio al tavolo, ma forse avrebbero preferito: “La musica era molto bella, ma nessuno si aspettava di vedersi addebitato il sottofondo musicale” hanno poi commentato.
Da convenzione la musica dal vivo nei locali e nei ristoranti dovrebbe essere un costo incluso nel coperto, un investimento dell’esercente volto a intrattenere e attirare la clientela. Sarebbe un po’ come chiedere una somma per i condimenti, o per lo sgrassatore usato per pulire il tavolo. L’elenco degli scontrini pazzi (e creativi) si allunga: resta da capire se il prossimo extra sarà per l’aria condizionata o per il sorriso del cameriere.
di Angelo Annese
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