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Scuola e divieti incomprensibili

Scuola e divieti incomprensibili

Divieti smartphone incomprensibili annunciati dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per i ragazzi delle elementari e delle medie
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Divieti smartphone incomprensibili annunciati dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per i ragazzi delle elementari e delle medie
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Divieti smartphone incomprensibili annunciati dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per i ragazzi delle elementari e delle medie
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Divieti smartphone incomprensibili annunciati dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per i ragazzi delle elementari e delle medie
Forse ispirato dalle recenti notizie giunte dalla Gran Bretagna, dove anche se non in forma generalizzata si è deciso di testare divieti draconiani nell’uso degli smartphone per gli adolescenti, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato limiti stringenti all’utilizzo dei device digitali alle elementari e medie. Una premessa è d’obbligo: che lo smartphone sia un formidabile mezzo di distrazione di massa è pacifico, anche se converrebbe ricordarsi che fra i più assidui maniaci dello strumento ci sono gli adulti. Spesso il peggior esempio possibile per i nostri figli. Questo, però, è un altro discorso o parte del medesimo. Come abbiamo scritto su queste pagine appena due giorni fa, in Italia e non solo si è sviluppato un vero e proprio strabismo digitale: da un lato ne siamo immersi h24, talvolta con conseguenze paradossali o tragicomiche, dall’altro ci ostiniamo a non sfruttarne a fondo le potenzialità. A scuola tutto questo diventa intollerabile, un vero e proprio harakiri istituzionale o (se preferite) istituzionalizzato. Impostare il rapporto fra gli adolescenti e lo smartphone sulla base del divieto sic et simpliciter, estendendolo inevitabilmente ai contenuti digitali, è il modo migliore per stimolare quanto di peggio gli stessi possano generare. Non dovevamo certo attendere il Terzo millennio per riscoprire la potenza maliziosa del divieto: tutto ciò che è proibito attira, tutto ciò che da ragazzi ci veniva osteggiato ci appariva il nirvana, anche se non lo era manco un po’. Possibile che non abbiamo imparato nulla? Con l’aggravante rappresentata dalle caratteristiche stesse della nostra era: il digitale è per sua stessa natura inarginabile, perché è la nostra vita. Di tutti, ragazzi e adulti. Si tratta ‘semplicemente’ di decidere come utilizzarlo, se fermarsi alla superficie e ridurlo a mero moltiplicatore di sciocchezze (quando va bene) o pericoli (quando va molto meno bene) oppure rendersi conto che studiare è un preciso dovere degli adulti. Conoscere, capire, analizzare fenomeni e linguaggi. Vale per ministri, professori e genitori, pena lo scavare un solco fra madri, padri e figli e perdere il treno dell’aggiornamento e della contemporaneità. Come accennavamo, il problema non è certo solo italiano e lo shock culturale del digital è fenomeno ampio e diffuso. Ma già la nostra formazione arranca, rispetto a quella di molti Paesi concorrenti: se in sovrappiù ci azzoppiamo inseguendo anacronistici divieti, la frittata sarà inevitabile. Questo è intollerabile, anche perché rimanda a uno sgradevole moralismo, a un etichettare lo smartphone come pericoloso quando semplicemente è sconosciuto. Nessuno sano di mente si sognerebbe di dare il via libera a un suo uso sconsiderato in classe e crediamo che le sanzioni disciplinari facciano parte del percorso di educazione scolastica. Non ci riteniamo buonisti, insomma, ma non ci rassegniamo all’idea di questa ritirata. Un rifiutarsi di prendere atto che, oggi come oggi, non è pensabile insegnare senza ricorrere a un uso intelligente e accattivante dell’oceano di fonti digitali. È il loro mondo: se i ragazzi avranno – con più di qualche ragione – la sensazione che i ‘grandi’ non fanno alcuno sforzo per comprendere e aggiornarsi, i divieti li aggireranno. Come noi aggiravamo bellamente quelli della nostra epoca, nell’infinito circle of life. Nel mentre non educheremo e non formeremo, spedendo nella vita ragazzi gravemente impreparati alla gestione e comprensione di alcune delle caratteristiche fondamentali del mondo che li aspetta. Ripensiamoci: non tanto ai divieti – che contano poco o nulla – ma all’approccio generale che dobbiamo saper avere. Ai professori e ai maestri (ricordando proprio il ban sui cellulari nelle elementari e nelle medie) bisogna dare messaggi esattamente opposti a quelli che stiamo dando ora: l’insegnamento che prescinda dal digitale è una follia autolesionista. Pari soltanto al lasciare le vite dei nostri figli alla mercé di un digitale incontrollato. di Fulvio Giuliani

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