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Sesso & Stampa

Il caso del regista Paul Haggis, accusato di violenze sessuali e poi dichiarato innocente, non ha insegnato nulla alla stampa né ai cittadini italiani.
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Il caso del regista Paul Haggis, accusato di violenze sessuali e poi dichiarato innocente, non ha insegnato nulla alla stampa né ai cittadini italiani.
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Il caso del regista Paul Haggis, accusato di violenze sessuali e poi dichiarato innocente, non ha insegnato nulla alla stampa né ai cittadini italiani.
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Il caso del regista Paul Haggis, accusato di violenze sessuali e poi dichiarato innocente, non ha insegnato nulla alla stampa né ai cittadini italiani.
Confesso che pur essendo un appassionato di cinema non conosco a fondo l’opera del regista Paul Haggis. Solo di recente avevo letto che una ragazza inglese di 28 anni lo aveva accusato di violenza sessuale e lesioni aggravate, motivo per cui la Procura di Brindisi, dove si sarebbero svolti i fatti denunciati, aveva deciso di porre il noto cineasta agli arresti domiciliari. Poi il giudice delle indagini preliminari, la dottoressa Vilma Gilli, ha accolto l’istanza di revoca della misura cautelare con la seguente motivazione: «Assenza di violenza o costrizione». Lo sceneggiatore e regista premio Oscar, canadese, era stato fermato il 19 giugno a Ostuni con l’accusa, appunto, di violenza sessuale e lesioni aggravate nei confronti della giovane inglese e la misura cautelare era stata confermata perché si temeva che mister Paul potesse reiterare il reato. Non è dato sapere se contro altre giovani, inglesi o italiane, o contro la stessa signorina che avrebbe subìto le sue avance sessuali in un bed and breakfast di Ostuni dal 12 al 15 giugno. La giovane donna inglese era stata interrogata per oltre otto ore e aveva convinto i pubblici ministeri che mister Haggis sarà stato anche un campione dietro la cinepresa ma era «incapace di resistere ai propri istinti sessuali». Paul Haggis si è fatto 16 giorni agli arresti domiciliari. Poi il 30 giugno scorso il suo avvocato Michele Laforgia ha presentato al gip, che l’ha accolta, l’istanza di revoca del fermo. Insomma, allo stato, il signor Paul Haggis sarebbe completamente innocente, non ci sarebbero stati contegni violenti o costrittivi. Siamo alle solite: sarebbe stato un rapporto consenziente. Per l’accusa, invece, una reiterata violenza. E per l’opinione pubblica? Se, come auspichiamo visto che facciamo questo mestiere, i cittadini e le cittadine s’informano leggendo i giornali (auspicio forse un filino ottimistico) una cosa dell’intricata vicenda l’avranno capita: che c’è il solito vecchio lumacone abituato alle protervie del mondo della celluloide che pensa che tutte le signorine che gli capitano sottomano, magari pur di avere una particina in un film o in una serie tv, sono disposte a concedersi. Un vecchio porco, insomma. Per sedici giorni, soprattutto sui giornali locali, è prevalsa la tesi – acclarata come verità giudiziaria – che mister Paul Haggis meritasse la pubblica gogna del moralismo quotidiano. Ma la Giustizia, quella con la maiuscola, è intervenuta nella figura di una donna giudice che ha spiegato che «le modalità di incontro tra indagato e persona offesa, la spontanea permanenza della donna presso la residenza dell’indagato anche successivamente agli abusi, i momenti di convivialità tra loro durante le giornate o l’ordinaria messaggistica dei propri impegni, le modalità di commiato adottate dalla persona offesa, sono espressione di una complessità di interazioni tra le parti, che allo stato affievolisce il giudizio negativo della personalità di Haggis quale soggetto incline a esercitare violenza, fisica o psichica, in danno di terzi». Mister Haggis è «innocente fino a prova contraria». Come lo sono tutti i cittadini che non hanno avuto una condanna definitiva (dopo la Cassazione) rispetto ai reati contestati. Sembra incredibile ma oggi, nel 2022, centinaia di casi similari non hanno insegnato nulla. Non tanto ai cittadini, quanto ai giornalisti. La parola di un pubblico ministero, una velina che esce da una Procura, viene ancora considerata la Verità. Magari mister Haggis è un disonorevole cittadino e la signorina che lo ha accusato una povera vittima. Ma i processi si fanno nelle aule dei tribunali. E poi parliamo di riforma della Giustizia. Qui siamo ancora all’alfabeto. Di Andrea Pamparana 

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