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Sii gentile, sempre

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Cosa hanno in comune la vicenda del bambino lasciato solo in classe in Calabria e il mancato incontro ella Nazionale di tennis con Sergio Mattarella?
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Cosa hanno in comune la vicenda del bambino lasciato solo in classe in Calabria e il mancato incontro ella Nazionale di tennis con Sergio Mattarella?
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Cosa hanno in comune la vicenda del bambino lasciato solo in classe in Calabria e il mancato incontro ella Nazionale di tennis con Sergio Mattarella?
A Rende, in Calabria, un bambino considerato troppo vivace – forse ‘plusdotato’ (manco fosse una brutta parola), certamente più difficile da educare nei suoi primi anni di vita scolastica – viene abbandonato da solo in classe. Non certo dai compagni, che a quell’età non possono avere responsabilità, ma dai genitori dei medesimi e da un corpo insegnante su cui bisognerebbe ragionare a fondo. L’organizzatore di una kermesse teatrale ad Agrigento, in Sicilia, si toglie la vita. Davanti al mistero insondabile di chi decide un simile gesto sono sempre opportuni la massima prudenza e il rispetto, ma gli sfottò e le prese in giro subite perché a quelle rappresentazioni non si era presentato nessuno sono un fatto. La Nazionale azzurra di tennis ci ha fatto sognare, ha regalato tre giorni di emozioni purissime. In modo particolare a chi si lascia trascinare non tanto dalla vuota retorica patriottica ma da quella meraviglia che si prova davanti a imprese agonistiche destinate a restare nei decenni. Neanche il tempo di smaltire le scariche di adrenalina e quello stesso gruppo è riuscito a mancare clamorosamente di buona educazione e un minimo di rispetto al Presidente della Repubblica. In diverse sedi abbiamo già abbondantemente trattato questi distinti casi e potreste chiedervi – allora – che senso abbia un simile elenco. C’è un minimo comune denominatore che crediamo meriti di essere approfondito: la progressiva perdita di punti di riferimento condivisi, di valori. Siamo in un’epoca in cui va di moda ‘sdoganare’ e con la scusa dello sdoganamento si prova a rimettere in pista, a ridare dignità a princìpi e disvalori di cui abbiamo fatto volentieri a meno per intere epoche. Per il gusto della contrarietà fine a sé stessa, del mostrarsi originali in quanto bastian contrari. A volte, sospettiamo, semplicemente per vedere l’effetto che fa. Non parliamo dei formalismi di un tempo, del rispetto delle gerarchie e dell’autorità ma del bullismo verbale e fisico scambiato per ‘forza’. Della maleducazione, dell’aggressività e della prepotenza fatte passare per ‘naturalezza’ e ‘semplicità del popolo’. Se un corpo sociale, qual è la combo famiglie-insegnanti di una scuola elementare, non riesce a comprendere la gravità di un gesto come quello compiuto nei confronti di un bambino abbandonato in un’aula perché fastidioso o chissà cosa, siamo oltre l’errore. È un fallimento, un comportamento inaccettabile. In termini umani prima che pedagogici. Se dei ragazzi dalla faccia pulita – serissimi professionisti, splendidi campioni – non riescono a comprendere la differenza fra una vacanza e un invito della Presidenza della Repubblica, qualche adulto dovrebbe svegliarsi dal torpore, far suonare la campanella e non cercare maldestramente di coprirli perché sono stati troppo bravi in campo. In questo caso si tratterebbe di banalissima ‘buona creanza’, come si diceva un tempo. La sensazione che si sia finiti fuori strada la danno proprio le reazioni a due degli episodi che abbiamo elencato. Diversissime fra loro, come lontane le età dei protagonisti: quel bambino di Rende non è stato neppure sfiorato dal sospetto di un abbandono e ha reagito lasciando un disegno in dono ai compagni assenti. C’è da augurarsi che qualche genitore abbia provato i morsi della vergogna. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non l’ha fatta troppo lunga, avrebbe potuto chiudersi in uno sdegnato silenzio e invece si è limitato a reagire: «Scegliete una data che vi vada bene e vi aspetto». Anni luce di distanza fra un adulto consapevole, paziente e chi rischia di scambiare la realtà con una dichiarazione a uso social. Aveva capito tutto un grande attore troppo sensibile per questi tempi, Robin Williams. Amava ripetere: «Tutti quelli che incontri stanno combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre». di Fulvio Giuliani

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