Solo le star sfidano il politicamente corretto
| Società
Ha fatto istantaneamente il giro del mondo la decisione di Jennifer Lopez di farsi chiamare con il cognome del marito (di ritorno) Ben Affleck. Sarà, dunque, Jennifer Affleck, almeno per il tempo del ritrovato amore con l’attore premio Oscar

Solo le star sfidano il politicamente corretto
Ha fatto istantaneamente il giro del mondo la decisione di Jennifer Lopez di farsi chiamare con il cognome del marito (di ritorno) Ben Affleck. Sarà, dunque, Jennifer Affleck, almeno per il tempo del ritrovato amore con l’attore premio Oscar
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Solo le star sfidano il politicamente corretto
Ha fatto istantaneamente il giro del mondo la decisione di Jennifer Lopez di farsi chiamare con il cognome del marito (di ritorno) Ben Affleck. Sarà, dunque, Jennifer Affleck, almeno per il tempo del ritrovato amore con l’attore premio Oscar
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Come potrete immaginare e avrete probabilmente letto, l’annuncio ha scatenato in tempo zero un corposo dibattito fra chi ha sottolineato l’aspetto romantico e vintage della scelta e chi (addirittura) ha letto nella scelta di JLo la prova di una sua sottomissione al marito, una sconfitta bruciante e drammatica nella lotta per la parità fra i generi e per il pieno riconoscimento dei diritti e dell’affermazione femminile.
Giudizi, questi ultimi, palesemente affrettati, di certo abbastanza ingenerosi nei confronti di una star che non ha mai mancato di esprimere una personalità forte e consapevole, esattamente come la sua prorompente femminilità.
La verità è che un annuncio del genere – che al contempo ci stuzzica, ma non dovrebbe andare oltre l’ambito della curiosità sotto l’ombrellone – oggi come oggi se la può permettere solo una donna molto famosa, perfettamente conscia della polemica che si va a innescare. Anzi, per dirla tutta, molto probabilmente desiderosa proprio di generare questo effetto, di tornare a occupare spazi mediatici globali.
Quale migliore scorciatoia, che una bella polemica su ‘uomini e donne’ di oggi e di ieri?
Per le persone ‘normali’ – in un’epoca di rigidità politicamente corretta – è molto più difficile, se non impossibile, prendere la stessa decisione. Non parliamo neppure, poi, di sbandierarla ai quattro venti. Esporrebbe a giudizi durissimi, già nella cerchia di parenti e amici, finendo per tramutarsi in un vero e proprio marchio di sottomissione.
Nessuno, insomma, penserebbe al romanticismo, opzione riconosciuta evidentemente alle sole star dello schermo o della musica, sopratutto le uniche titolate a sfidare il politicamente corretto. Non senza costi da pagare, sia chiaro.
Di Fulvio Giuliani
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