Sport giovanile: genitori a casa
Mio figlio gioca portiere e ha già cominciato a sperimentare questa solitudine, acuita dalla vera, grande inutilità del calcio giovanile: i genitori
Sport giovanile: genitori a casa
Mio figlio gioca portiere e ha già cominciato a sperimentare questa solitudine, acuita dalla vera, grande inutilità del calcio giovanile: i genitori
Sport giovanile: genitori a casa
Mio figlio gioca portiere e ha già cominciato a sperimentare questa solitudine, acuita dalla vera, grande inutilità del calcio giovanile: i genitori
Sulla solitudine del portiere sono stati scritti romanzi. Questo ruolo affascinante e terribile – decisivo nel bene e nel male per le sorti dei 10 compagni – in quanto a solitudine ha registrato episodi sfociati ormai nella leggenda, come il portiere perso nella nebbia nel remoto 1937.
Sam Bartram, numero uno del Charlton Athletic, rimase per oltre un quarto d’ora completamente solo in campo, non essendosi accorto che la partita era stata sospesa a causa della fittissima nebbia calata sul campo, durante la partita contro il Chelsea.
Era il giorno di Natale e per un bel po’ immaginò i suoi compagni costantemente all’attacco, fino a quando un Bobby non lo avvertì della ben meno eccitante realtà.
Faccio il tifo per il Napoli, che ha avuto un portiere famoso per portarsi una sedia in campo, non trovando particolarmente utile restare in piedi durante le fasi offensive degli azzurri: si chiamava Antonio Giannini e giocò fra gli anni ‘20 e ‘30.
La vera solitudine è ovviamente qualcosa di molto più sottile e psicologico. Quando sbagli proprio tu e una partita se ne va per un singolo errore o perché dopo una serie di grandi parate non arrivi proprio su quell’unica palla.
Funziona così e sarebbe bello che ai bimbi ancora innamorati del pallone qualcuno raccontasse queste storie.
Per formare dei ragazzi consapevoli, prima che delle idee alquanto remote di calciatori.
Oggi, invece, si costruiscono per lo più polli in batteria, tranne volenterose e luminose eccezioni.
Mio figlio gioca portiere e ha già cominciato a sperimentare questa solitudine, acuita dalla vera, grande inutilità del calcio giovanile: i genitori.
Sono onesto, spesso alle partite non ci andrei proprio. Non perché non sia bello veder sgambettare dei pupi, ma perché dovrebbero essere affari dei bimbi e dei loro allenatori e soprattutto si finisce per assistere a spettacoli di inutile frustrazione.
Sento mamme e papà che urlano, imprecano, insultano, denigrano anche i compagni dei propri stessi figli.
Mi chiedo se abbiano mai giocato una partita di qualsiasi sport, fatto qualsiasi gara all’oratorio o in cortile.
I portieri, intanto, se ne restano soli e ogni tanto si perdono nella nebbia o nelle loro paure del ruolo più difficile che ci sia.
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