Spotify fra rincari, algoritmi e polemiche
Non si fermano le polemiche su Spotify. Dopo il boicottaggio arriva la questione della scansione facciale

Spotify fra rincari, algoritmi e polemiche
Non si fermano le polemiche su Spotify. Dopo il boicottaggio arriva la questione della scansione facciale
Spotify fra rincari, algoritmi e polemiche
Non si fermano le polemiche su Spotify. Dopo il boicottaggio arriva la questione della scansione facciale
Scrivevamo giusto ieri delle polemiche che in Uk hanno travolto Spotify per l’introduzione di un algoritmo capace di scansionare il volto degli utenti al fine di stimarne l’età, in linea con le nuove norme del governo inglese per limitare l’accesso dei minori a determinati contenuti. Archiviata la questione, arriva puntuale un’altra notizia destinata a far discutere: l’aumento degli abbonamenti in Italia. Si vociferava da tempo, ora è ufficiale. Qualche esempio? Il piano Premium mensile passa da 10,99 euro a 11,99 mentre il Family sale da 17,99 euro a 20,99.
La decisione (che riguarda anche Medio Oriente, Africa, Asia e Pacifico) arriva all’indomani di un report finanziario negativo che ha fatto crollare dell’11% il titolo in Borsa. A peggiorare il clima il recente boicottaggio da parte di artisti e utenti per il coinvolgimento del ceo Daniel Ek nel finanziamento (600 milioni di euro) della Helsing, azienda tedesca attiva nello sviluppo di AI militare per droni da guerra. Non è la prima volta che Ek finisce nel mirino: nel 2020 dichiarò che gli artisti, per restare rilevanti, dovrebbero pubblicare musica con maggiore frequenza. Un’affermazione che ancora oggi pesa, sull’industria come sugli artisti, simbolica di un modello che sembra premiare più la quantità che la qualità. Spotify non è però sola: anche altre piattaforme, fra musica e cinema, affrontano difficoltà simili. Il modello basato sulla continua ricerca di nuovi abbonati inizia a mostrare i suoi limiti?
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