Stellantis chiama, Repubblica Ceca risponde
Stellantis, l’azienda che produce auto elettriche, costretta a chiamare dall’estero operai specializzati che non trova in Italia
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Stellantis, l’azienda che produce auto elettriche, costretta a chiamare dall’estero operai specializzati che non trova in Italia
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Stellantis, l’azienda che produce auto elettriche, costretta a chiamare dall’estero operai specializzati che non trova in Italia
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Stellantis, l’azienda che produce auto elettriche, costretta a chiamare dall’estero operai specializzati che non trova in Italia
Stellantis ha dovuto chiamare dall’estero operai specializzati nella costruzione di auto elettriche, per permettere alle linee di Mirafiori di tenere il ritmo richiesto dal boom di domande della “500” elettrica. Non trovando disponibilità nei propri stabilimenti italiani e dell’Europa occidentale, l’azienda si è rivolta agli operai delle industrie del gruppo in Repubblica Ceca che arriveranno di rinforzo ai colleghi italiani. Porteranno il proprio know how nel mondo elettrico, che è palesemente sempre più centrale e strategico per l’automotive. A prescindere – sottolineiamo – da ciò che decidano i governi e la stessa Unione europea.
Ci siamo più volte espressi, su queste pagine, riguardo la battaglia politica intrapresa dal governo Meloni e dalla maggioranza di centrodestra, che hanno scelto i biocarburanti come la strada per ‘salvare’ – almeno in parte – il motore endotermico. Crociata con oggettivi aspetti di retroguardia e che ha generato il paradossale effetto di spianare alla Germania la strada poi sfruttata da Berlino per il suo accordo sugli e-fuel, mentre Roma è rimasta al palo. Qualcosa forse riusciremo a ottenere sui biocarburanti, ma resta il trend di mercato tutto sull’elettrico. Ignorarlo appare banalmente irrealistico, come provare a rallentarlo scommettendo sui biocarburanti.
Detto che tutti gli indicatori fanno prevedere una virata sull’elettrico della grande maggioranza di chi acquisterà auto nei prossimi anni, c’è qualcosa che attiene allo Stato senza dubbio alcuno: l’infrastruttura pubblica necessaria a un parco macchine ampiamente elettrificato. Spetta al pubblico realizzare o aiutare a realizzare nei tempi più rapidi possibili una rete capillare di ricarica, possibilmente allo stato dell’arte tecnologico. È oltretutto previsto, grazie agli investimenti consentiti dai fondi del Next Generation Eu, nel nostro Pnrr. Non c’è nulla da inventare, insomma, solo da fare. Pur volendo comprendere le premure politiche e le preoccupazioni del settore legate all’impatto sui posti di lavoro della transizione all’elettrico, tutto questo non solleva il governo dall’impegno di mettere l’Italia al passo con i principali Paesi europei.
Nei giorni in cui si fa un gran parlare di ritardi sul Pnrr, è un’ulteriore occasione da non perdere per modernizzare l’Italia, possibilmente con un occhio di riguardo al Mezzogiorno. Sarebbe delittuoso lasciarlo ancora una volta in uno stato di grave ritardo infrastrutturale rispetto al Centro-Nord. Basti un solo esempio: immaginate oggi un turista del Nord Europa, alle prese con la propria auto elettrica da ricaricare a Sud di Roma (non solo lì, ma lì va peggio), lontano da un grande centro abitato. Nulla da aggiungere, vostro onore.
Di Fulvio Giuliani
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