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Storie Tese del populismo

Storie Tese del populismo

Elio e le Storie Tese sono stati duramente criticati dopo la loro pubblicità per un noto marchio di fast food: il male del populismo
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Elio e le Storie Tese sono stati duramente criticati dopo la loro pubblicità per un noto marchio di fast food: il male del populismo
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Elio e le Storie Tese sono stati duramente criticati dopo la loro pubblicità per un noto marchio di fast food: il male del populismo
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Elio e le Storie Tese sono stati duramente criticati dopo la loro pubblicità per un noto marchio di fast food: il male del populismo
La grande colpa della band Elio e le Storie Tese sarebbe, secondo i filosofi da strapazzo del populismo mai domo e del qualunquismo più rabberciato, di fare pubblicità. Per essere più precisi, troppa pubblicità. Voi capite che, in un’economia di libero mercato, prestarsi come (efficacissimi) testimonial deve essere considerato dai campioni dell’invidia sociale un peccato mortale. Totalmente insostenibile, per i mai domi profeti dell’uno vale uno e altre bizzarre idiozie che ci siamo dovuti sorbire per anni. Elio le Storie Tese non solo fanno bene, ma fanno benissimo a pubblicizzare banche o catene di fast-food. Perché lo fanno benissimo, fanno aumentare il giro d’affari di chi li ingaggia e fanno anche divertire il pubblico. Lo spot per Ing, per esempio, resta uno dei più riusciti degli ultimi 10 anni. Pungente, ironico, assolutamente inaspettato per una banca. In una parola: geniale. Ora, tocca McDonald’s e apriti cielo: del resto, pubblicizzare una delle aziende considerate il diavolo per antonomasia non deve essere sembrato vero ai profeti del populismo-qualunquismo. Gente che si ha la netta sensazione non abbia mai fatto un tubo della vita, se non sparlare degli altri ed essere rosi da un’invidia senza fine. Non sappiamo più quante volte lo abbiamo scritto: questo è uno dei tanti lasciti di una stagione che non criticheremo mai abbastanza. Quella che ha portato una massa di improvvisati al governo di uno dei Paesi più industrializzati al mondo e instillato il seme corrosivo e petulante dell’idea che studiare, impegnarsi, imparare dai propri errori, scegliersi guide e maestri, riconoscere i propri limiti sia un male. Sempre e comunque. Avere talento non può che essere considerato da costoro un peccato mortale. C’è da capirli, sono talmente tronfi e seduti sul nulla che possono solo passare il tempo a cercarsi un nemico. Che poi quest’ultimo, come nel caso di Rocco Tanica di Elio e le Storie Tese, avrebbe fatto meglio a ignorarli ed evitare risposte volgari, non cambia di una virgola il senso del nostro ragionamento. di Fulvio Giuliani La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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