Stupro e odio, punire chi insulta sui social
Stupro e odio, punire chi insulta sui social. Colpisce la lettera che il padre della ragazza violentata da un branco a Roma ha indirizzato alla giovane di Palermo
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Stupro e odio, punire chi insulta sui social
Stupro e odio, punire chi insulta sui social. Colpisce la lettera che il padre della ragazza violentata da un branco a Roma ha indirizzato alla giovane di Palermo
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Stupro e odio, punire chi insulta sui social. Colpisce la lettera che il padre della ragazza violentata da un branco a Roma ha indirizzato alla giovane di Palermo
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Stupro e odio, punire chi insulta sui social. Colpisce la lettera che il padre della ragazza violentata da un branco a Roma ha indirizzato alla giovane di Palermo
Colpisce la lettera che il padre della ragazza violentata da un branco a Roma, nella notte di Capodanno del 2021, ha indirizzato sulle pagine de “la Repubblica” alla giovane di Palermo a cui è toccato lo stesso terribile destino: «Il prezzo da pagare a esporsi in un processo per stupro è enormemente superiore a ogni possibile vantaggio personale: si fa per le figlie e i figli di tutti gli altri, in un mondo che consiglia il silenzio perché è una macchia essere vittime». Leggendo i commenti lasciati sotto il profilo social della giovane siciliana non si fatica a comprendere il senso di queste righe.
Duole ammetterlo, perché significa che la strada è ancora lunga, ma c’è una fetta di società convinta che parte della responsabilità sia anche della vittima. Che se la sia in qualche modo andata a cercare perché ci sono foto in cui ammicca e indossa abiti succinti. Sotto questi scatti compaiono rigurgiti di odio e sfilze di insulti a cui la ragazza ha trovato il coraggio di controbattere, ricordando che ci sono state donne che si sono uccise per sfuggire a questo tritacarne. La legge Mancino condanna l’incitamento all’odio; tuttavia, soprattutto sui social, non è sempre facile circoscrivere i casi di offese o veri e propri reati né arrivare a individuare con certezza i colpevoli. È probabile che chi ha infangato il nome di questa ragazzina nemmeno sappia di aver commesso un reato. La legge non ammette ignoranza, al tempo stesso però non ignori e prenda nota.
di Ilaria Cuzzolin
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Tag: Evidenza, social media
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