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Telemigranti

La telemigrazione è un fenomeno che esiste da diversi anni ma la nostra Pubblica amministrazione non aveva previsto che potesse svilupparsi così rapidamente.
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Telemigranti

La telemigrazione è un fenomeno che esiste da diversi anni ma la nostra Pubblica amministrazione non aveva previsto che potesse svilupparsi così rapidamente.
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La telemigrazione è un fenomeno che esiste da diversi anni ma la nostra Pubblica amministrazione non aveva previsto che potesse svilupparsi così rapidamente.
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La telemigrazione è un fenomeno che esiste da diversi anni ma la nostra Pubblica amministrazione non aveva previsto che potesse svilupparsi così rapidamente.
Tempi di smart working e molti impiegati, soprattutto pubblici, sono contenti. Sono soddisfatti anche gli imprenditori privati, che possono dismettere vecchi uffici con tante scrivanie e computer fissi, sostituendoli con ambienti più cablati e dotati di postazioni rotanti e pc portatili immediatamente collocabili (non dovendo essere presenti tutti lo stesso giorno, gli impiegati possono ruotare in base alle riunioni da fare e alle postazioni cablate disponibili). Le rappresentanze sindacali in azienda sono contente, ma intanto avanza la telemigrazione. E non si tratta di immigrati virtuali, che proiettano in Italia i loro ologrammi per integrare la nostra produzione. Ci riferiamo invece alle nuove strategie d’impresa (partite da circa tre anni, ma per i call center da almeno otto) per integrare nel migliore dei casi le funzioni aziendali con lavoratori collegati telematicamente dai propri Paesi. Il costo del lavoro degli addetti dei call center albanesi, che interagiscono con i consumatori in Italia, è ad esempio un quarto e a volte un quinto di quello italiano. Ma qui si tratta di strutture organizzate che si delocalizzano e continuano a produrre per l’Italia. La flessibilità organizzativa è andata ben oltre. Dal 2015 la piattaforma digitale Upwork opera in maniera rinnovata (la sua antesignana e cofondatrice Elance è sorta nel 1999) non più come semplice intermediatrice di freelance globali ma mettendo in contatto, in una agorà virtuale, datori di lavoro e telemigranti ultraqualificati. Il rapporto è mediato già dalla scelta dei collaboratori (un metodo che le agenzie interinali italiane non sono in grado di garantire adeguatamente per la platea di candidati) poiché Upwork consente alle aziende di effettuare colloqui, contrattualizzare e lavorare con i freelance di tutto il mondo (ma anche con agenzie specializzate in determinati settori produttivi) attraverso una chat ultraveloce (con collegamenti in tempo reale nel globo). La piattaforma offre inoltre un registratore di tempo cui le parti debbono attenersi per gli aspetti economico-temporali. Viene misurato quello reale che i telemigranti impiegano per svolgere un determinato lavoro o seguire un determinato progetto. In caso di controversie fra le parti il foro competente è quello californiano, perché Upwork ha sede a Mountain View. In questo modo gli imprenditori possono così sentirsi più sicuri di non essere travolti da vertenze per il perdurare della collaborazione. Ma Upwork può anche consentire a un imprenditore di bypassare la stessa piattaforma, soprattutto se riesce a geolocalizzare i suoi cervelli migliori nei Paesi a basso costo del lavoro. Una volta individuati 10-20-30 ingeneri e informatici in Bangladesh o in India si può strutturare una società in loco e assumerli direttamente per il tempo necessario. In questo modo si consente al nostro know-how di espatriare senza alcun controllo, perché la Pubblica amministrazione non ha immaginato modelli o enti che pensassero a centri di trasferimento tecnologici da e per l’Italia.   di Agostino Curcio

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