Totò diventa un marchio registrato
Giù le mani da “’A Livella”. E da Totò, forse il nomignolo più celebre e utilizzato ancora oggi dalla morte del principe De Curtis, che diventerà un marchio registrato
Totò diventa un marchio registrato
Giù le mani da “’A Livella”. E da Totò, forse il nomignolo più celebre e utilizzato ancora oggi dalla morte del principe De Curtis, che diventerà un marchio registrato
Totò diventa un marchio registrato
Giù le mani da “’A Livella”. E da Totò, forse il nomignolo più celebre e utilizzato ancora oggi dalla morte del principe De Curtis, che diventerà un marchio registrato
Giù le mani da “’A Livella”. E da Totò, forse il nomignolo più celebre e utilizzato ancora oggi dalla morte del principe De Curtis, che diventerà un marchio registrato
Giù le mani da “’A Livella”. E da Totò, forse il nomignolo più celebre e utilizzato ancora oggi in Italia a oltre 55 anni dalla morte del principe De Curtis, che obiettivamente non è mai sparito e anzi è stato valorizzato dalla critica soprattutto negli anni successivi alla sua scomparsa, diventando un passamano di massime e frasi fra le diverse generazioni. E se la meravigliosa poesia del ‘Principe della risata’ appartiene a tutti – spiegando in versi che siamo tutti uguali di fronte alla morte – la famiglia del leggendario attore napoletano ha però deciso che “Totò” diventerà un marchio registrato. La ragione è semplice: negli anni si è abusato dell’immagine dell’artista e quindi d’ora in poi sarà utilizzabile solo dagli eredi del grande comico napoletano. Per sfruttarlo bisognerà pagare le royalties alla famiglia. Come se fosse un brano dei Beatles. Insomma, un brand coperto dal copyright per porre un freno al ricorso al nomignolo da parte di ristoranti, pizzerie, locali e attività commerciali di ogni tipo in tutta Italia che utilizzano tuttora il nome, i titoli dei film e delle poesie del Principe per insegne, piatti, menu, panini e non solo. Quel nome tira ancora e mica soltanto a Napoli. Sarà obiettivamente un esercizio complicato resettare Totò (e ciò che rappresenta) dal punto di vista commerciale.
La famiglia dell’artista è passata ai fatti a partire dallo scorso anno, quando ha cominciato a far pervenire – attraverso uno studio legale – una serie di diffide a esercizi commerciali di Torino, Latina e Porto d’Ascoli. Quali erano i nomi contestati? Casa Totò, Totò e Peppino, ’A Livella (uno dei due capolavori composti in versi dal Principe, assieme a “Malafemmena”). Il richiamo al rispetto del marchio Totò sarebbe esteso anche all’utilizzo di segmenti di poesie, pensieri filosofici dell’artista, citazioni di film. E poi di immagini, quadri, raffigurazioni. Alcuni esercizi commerciali hanno già seguito le indicazioni del Tribunale di Torino, che ha fissato una penale di 200 euro per ogni violazione o inosservanza. Con qualche eccezione: in questi giorni un ristoratore a Caselle (Torino) ha ottenuto dai giudici del capoluogo piemontese di mantenere la dicitura “Totò e Peppino” per la sua pizzeria grazie a un autografo con dedica al locale avvenuto nel 2015 da Liliana De Curtis, figlia del grande artista, morta due anni fa.
Piaccia o meno la volontà della famiglia, la rimozione rigorosa dalle attività commerciali non causerà certo la dispersione del patrimonio collettivo che il Principe ha portato nelle case italiane tra film, poesie, opere teatrali, testi filosofici: lazzi e canovacci, smorfie e pose stralunate, l’arte della maschera di Totò, della commedia dell’arte, di Felice Sciosciammocca, di Viviani, di Salvatore Di Giacomo. Tutto questo non si cancella.
di Marco Carta
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche