Una siccità quasi voluta, parla Ugo Salerno, ad di Rina
L’invasione Ucraina ha posto l’Europa davanti all’urgenza di rivedere la propria politica energetica. “Mi sono reso conto che la siccità la vogliamo” parla Ugo Salerno, ad di Rina
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Una siccità quasi voluta, parla Ugo Salerno, ad di Rina
L’invasione Ucraina ha posto l’Europa davanti all’urgenza di rivedere la propria politica energetica. “Mi sono reso conto che la siccità la vogliamo” parla Ugo Salerno, ad di Rina
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Una siccità quasi voluta, parla Ugo Salerno, ad di Rina
L’invasione Ucraina ha posto l’Europa davanti all’urgenza di rivedere la propria politica energetica. “Mi sono reso conto che la siccità la vogliamo” parla Ugo Salerno, ad di Rina
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L’invasione Ucraina ha posto l’Europa davanti all’urgenza di rivedere la propria politica energetica. “Mi sono reso conto che la siccità la vogliamo” parla Ugo Salerno, ad di Rina
Rina è una grande azienda italiana, che molti italiani non conoscono. In realtà basta essere un minimo attenti e il logo di certificazione Rina lo si vede sempre più spesso sui grandi mezzi di trasporto e nelle infrastrutture. L’ingegner Ugo Salerno ha condotto da presidente e amministratore delegato l’ex Registro navale (cui l’azienda deve il suo nome) a essere l’importante e diversificata realtà di oggi: «Le nostre anime sono due, una di certificatori e una di ingegneria. Tenete presente che la crescita di quest’ultimo settore è stata tale che oggi siamo la prima società di ingegneria in Italia. Di certificazione lo eravamo già da un po’… Sintetizzando, i nostri settori principali sono energia, marittimo, certificazione, infrastrutture e trasporti».
L’invasione russa dell’Ucraina ha posto l’Europa e l’Italia davanti all’urgenza di rivedere la propria politica energetica. «Lo abbiamo vissuto in prima fila» ricorda Salerno. «Come Rina siamo una delle aziende di ingegneria più esperte al mondo in questo ambito, avendo seguito circa 200 iniziative legate a terminali di rigassificazione in tutti i continenti. Sedici in Italia, ma di rigassificatori ce ne sono solo due. Dovremo continuare a usare gas per decenni e dobbiamo fare in modo che impatti il meno possibile. Bisogna anche imparare a dire la verità: se l’obiettivo entro il 2030 è produrre 70-80 gigawatt da energie rinnovabili, occorrerebbe aggiungere che questo ci farà risparmiare 18 dei 65 miliardi di metri cubi di gas che consumiamo ogni anno in Italia». Tasto dolente, la pessima stampa di cui godono i rigassificatori: «Sono cose inaudite! Non creano il minimo problema. Dal punto di vista estetico, avete visto Piombino? È danneggiata dall’acciaieria abbandonata al suo destino, non dal rigassificatore. Dal punto di vista tecnico, è uno scambiatore di calore: il gas entra freddo e liquido ed esce gassoso. Qualcuno si è spinto a dire: “Ci hanno messo la bomba atomica in casa. Farà crollare la torre di Pisa”. Poi uno si chiede come mai questi impianti non godano di buona fama…».
Ugo Salerno ha una passione su tutte: l’acqua, che sarà il tema del convegno dei Cavalieri del lavoro della Liguria – da lui presieduti – in programma l’8 luglio a Genova. «Sono anni che approfondisco l’argomento e mi sono reso conto che noi la siccità la vogliamo. Non dovremmo avere problemi: l’Italia è più piovosa di Olanda e Germania. Certo, il 2022 è stato un anno siccitoso: 225 miliardi di metri cubi di acqua piovana contro una media di 285, quindi ne abbiamo persi 60 miliardi e sin qui c’è poco da aggiungere. I problemi cominciano dopo, perché il 53% dell’acqua piovuta evapora e il 21% viene assorbita dal terreno. Ne resta il 26%, che anche in un anno difficile come il 2022 corrisponde a oltre 56 miliardi di metri cubi di acqua. Dove va a finire? Perché non riusciamo a recuperarla?». L’ingegnere si appassiona perché lo ‘spettacolo’ che offre l’Italia è sconfortante: il nostro fabbisogno annuale di acqua (per uso civile, agricolo e industriale) è di 26 miliardi di metri cubi: dunque, anche in anni siccitosi ne avremmo in abbondanza. «Quanta ne catturiamo? All’incirca 12 miliardi di metri cubi. Tutto il resto lo sprechiamo. Perché gli invasi che abbiamo non sono tanti, adesso sono pieni di fango e continuano a riempirsi. Perché non vengono puliti? Pensate che nel 1971 la Conferenza nazionale sulle acque stabilì che per far fronte allo sviluppo del Paese sarebbe stato necessario arrivare nel 1980 (43 anni fa) a una capacità di raccolta di acqua piovana da invasi pari a 17 miliardi di metri cubi. Oggi ne raccogliamo appena 12 miliardi».
Per gli italiani, l’acqua è gratis per definizione e ci abbiamo anche fatto un referendum. Difficile investire in un settore gestito in questo modo: «Vero. Mettiamoci anche nei panni dei gestori degli acquedotti: non hanno risorse. Comunque paghiamo poco l’acqua: 1,35 euro a metro cubo, mentre in Europa si arriva a 3-4 euro. Nessuno vuole far schizzare il costo delle bollette, ma dobbiamo investire in opere idrauliche con la massima urgenza. Ci sono i soldi del Pnrr, speriamo di spenderli bene».
di Fulvio Giuliani
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