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Utero artificiale, speranze di vita e dilemmi etici

Ci sono già stati svariati tentativi nel mondo di realizzare un utero artificiale. In questi giorni è stato creato in Cina e la missione di far crescere un feto in sicurezza non sembra così lontana.
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Utero artificiale, speranze di vita e dilemmi etici

Ci sono già stati svariati tentativi nel mondo di realizzare un utero artificiale. In questi giorni è stato creato in Cina e la missione di far crescere un feto in sicurezza non sembra così lontana.
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Utero artificiale, speranze di vita e dilemmi etici

Ci sono già stati svariati tentativi nel mondo di realizzare un utero artificiale. In questi giorni è stato creato in Cina e la missione di far crescere un feto in sicurezza non sembra così lontana.
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Ci sono già stati svariati tentativi nel mondo di realizzare un utero artificiale. In questi giorni è stato creato in Cina e la missione di far crescere un feto in sicurezza non sembra così lontana.
Era il 2019 quando l’Unione europea decideva di finanziare con 2,9 milioni di euro la realizzazione di un utero artificiale. L’obiettivo era quello di dare a bambini gravemente prematuri una chance di sopravvivenza. Il progetto – chiamato supporto vitale perinatale (Pls) – è tuttora guidato dai ricercatori dell’Università di Heindoven in Olanda e punta a realizzare un prototipo funzionante entro il 2024. Potremmo quindi ricreare, forse, le condizioni biologiche del ventre materno. A differenza delle incubatrici attuali il sistema sarà impostato per ricreare il battito cardiaco della madre, avvolgere il feto nel liquido amniotico, fornire ossigeno e nutrimento tramite una placenta artificiale che sarà collegata al cordone ombelicale. Il concetto di utero artificiale non è nuovo – venne introdotto per la prima volta nel 1923 dal biologo inglese Haldane dell’Università di Cambridge – ma solo nel 2002 un gruppo di ricercatori della Cornell University, sotto la direzione della dottoressa Hung-ching Liu, realizzò il primo utero umano artificiale, riuscendo a far crescere un embrione al suo interno per sette giorni. Si passa poi al 2017 quando l’équipe dell’Ospedale pediatrico di Philadelphia realizzò la “bio-bag” in grado di far sviluppare e far nascere alcuni agnellini. Arriviamo quindi al 2019: mentre in Olanda viene sviluppato il progetto europeo, ricercatori cinesi riescono a portare fino allo stadio di completo sviluppo un ovulo fecondato di una scimmia. È infine notizia di questi giorni che, sempre in Cina, i ricercatori dell’Istituto di ingegneria e tecnologia biomedica di Suzhou hanno creato un utero artificiale in grado di far crescere un feto in sicurezza sotto la gestione di un computer dotato di un avanzato software di intelligenza artificiale. Il “Journal of Biomedical Engineering” riferisce che il sistema sta già gestendo grandi quantità di embrioni animali e che questa tecnologia potrebbe eliminare la necessità di crescere nel grembo materno il proprio bambino. Lo sviluppo di queste metodiche potrebbe effettivamente essere molto utile al genere umano. Le nascite premature prima della 37esima settimana di gravidanza sono la causa di morte neonatale più frequente. Prima della 22esima settimana di gestazione le possibilità di sopravvivere sono praticamente inesistenti e solo dalla 27esima si inizia a superare il 90%. Sono 15 milioni i neonati che ogni anno nascono prematuri, metà di loro non sopravvive e l’altra metà vive con disabilità fisiche o intellettive. Nei nati gravemente pretermine sono infatti frequenti malattie polmonari, intestinali, danni cerebrali e cecità. Ovviamente la tecnologia dell’utero artificiale sviluppa incognite e limiti legali e soprattutto etici. La legge infatti vieta di condurre sperimentazioni su embrioni umani oltre le due settimane di sviluppo, per i rischi connessi alla nascita di un individuo tramite procedure non naturali. Per fare un esempio, l’ectogenesi – il nome che prende questa procedura – darebbe ulteriore spinta ai tentativi di clonazione umana. A questi individui potrebbero essere negati i diritti di chi invece nasce da una madre biologica. In un futuro distopico questi potrebbero addirittura essere utilizzati come fabbriche di organi per trapianti. Secondo alcuni invece la possibilità di una gravidanza artificiale permetterebbe una ulteriore emancipazione femminile, dando alle donne la possibilità di evitare ruoli materni. Su questo tema però si aprirebbe un dibattito e rischierebbe di essere stravolto il concetto di aborto. Ci dovremmo porre la domanda in quali circostanze potremmo ‘spegnere’ una gravidanza in utero artificiale. Ma ancora, la vittima di uno stupro avrebbe certo il diritto di abortire ma il feto a sua volta potrebbe ‘rivendicare’ il diritto di sopravvivere. Le problematiche come vedete sono molteplici e variegate, in ogni caso il progresso ci permetterà presto di raggiungere questo traguardo e probabilmente nel mondo ci sarà una nuova classificazione di esseri umani: i figli di Stato.   di Massimiliano Fanni Canelles

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