Vacanze fantasma, viaggi da incubo
La Rete, si sa, è una miniera d’oro per chi cerca d’ingannare anche quei momenti di distensione come i viaggi. I casi finiti in tribunale di quest’estate però, inducono a credere che queste vacanze da incubo stiano finalmente per finire.
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Vacanze fantasma, viaggi da incubo
La Rete, si sa, è una miniera d’oro per chi cerca d’ingannare anche quei momenti di distensione come i viaggi. I casi finiti in tribunale di quest’estate però, inducono a credere che queste vacanze da incubo stiano finalmente per finire.
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Vacanze fantasma, viaggi da incubo
La Rete, si sa, è una miniera d’oro per chi cerca d’ingannare anche quei momenti di distensione come i viaggi. I casi finiti in tribunale di quest’estate però, inducono a credere che queste vacanze da incubo stiano finalmente per finire.
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La Rete, si sa, è una miniera d’oro per chi cerca d’ingannare anche quei momenti di distensione come i viaggi. I casi finiti in tribunale di quest’estate però, inducono a credere che queste vacanze da incubo stiano finalmente per finire.
Sarà capitato a molti di prenotare una vacanza e una volta arrivati scoprire che il posto prescelto non era esattamente come ci si immaginava. Adesso però esiste un precedente che potrebbe non rimanere un unicum: un turista milanese, che aveva selezionato una struttura su Booking, una volta arrivato sul posto ha scoperto che piscina e palestra non erano per niente come nelle foto e ha deciso di andarsene. Invece di accettare un rimborso di 100 euro proposto dalla piattaforma è andato fino in fondo. Il giudice di pace gli ha dato ragione e ha condannato la struttura a rifondergli l’importo speso in anticipo.
Se da un lato è normale cercare di mostrare online gli aspetti migliori della propria struttura, non si può però proporre servizi che in realtà non esistono.
Va peggio a chi finisce nella rete delle truffe delle “case vacanza fantasma”: in questi casi, reati veri e propri, capita infatti che le strutture proposte addirittura non esistano. La vacanza si trasforma così in un incubo, come è successo ai 150 turisti che a Rimini avevano prenotato delle camere inesistenti in un hotel. Versando naturalmente anche un anticipo. Per evitare il moltiplicarsi di questi episodi un importante ruolo può svolgerlo proprio la stessa piattaforma di prenotazioni, che ormai viene utilizzata da moltissimi poiché consente di avere una carrellata di opzioni fra cui scegliere e di confrontare facilmente le proposte. Sempre che queste siano veritiere.
Se è ovvio che la gran parte della responsabilità sia in capo all’albergatore o al proprietario della struttura, è pur vero che su questo si gioca anche buona parte della reputazione della piattaforma stessa. Proprio l’affidabilità e la possibilità di avere supporto in caso di problemi rappresentano il valore aggiunto e la ragione del successo di questi siti, che ovviamente prendono delle commissioni e quindi su quelle prenotazioni guadagnano. È quindi giusto che siano considerati responsabili almeno di non aver verificato l’attendibilità delle informazioni fornite.
Sappiamo che la Rete è una miniera d’oro per chi cerca qualcuno da ingannare. Proprio per questo già nel 1997 – grazie all’accordo delle associazioni dei Consumatori Federconsumatori, Adiconsum e Movimento Consumatori – è stato creato lo sportello Sos Turista per offrire supporto nel caso s’incappi in qualche truffa. Un supporto non immediato, visto che il sito ci informa che fino al 22 agosto resterà chiuso per la pausa estiva…
In ogni caso le forze dell’ordine fanno notare come molte delle vittime non si decidano alla formale denuncia, fondamentalmente perché si vergognano di essere state ingannate. E così c’è sempre qualcuno che la fa franca.
di Annalisa Grandi
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