Vacanze, luoghi comuni e problemi veri
A ogni tornante vacanziero ci ritroviamo a interrogarci su uno stesso punto e con sempre maggiore preoccupazione: a fronte di tantissimi italiani che si mettono in viaggio, quanti non sono in condizioni di farlo o ancor peggio non lo sono più?
Vacanze, luoghi comuni e problemi veri
A ogni tornante vacanziero ci ritroviamo a interrogarci su uno stesso punto e con sempre maggiore preoccupazione: a fronte di tantissimi italiani che si mettono in viaggio, quanti non sono in condizioni di farlo o ancor peggio non lo sono più?
Vacanze, luoghi comuni e problemi veri
A ogni tornante vacanziero ci ritroviamo a interrogarci su uno stesso punto e con sempre maggiore preoccupazione: a fronte di tantissimi italiani che si mettono in viaggio, quanti non sono in condizioni di farlo o ancor peggio non lo sono più?
A ogni tornante vacanziero ci ritroviamo a interrogarci su uno stesso punto e con sempre maggiore preoccupazione: a fronte di tantissimi italiani che si mettono in viaggio, quanti non sono in condizioni di farlo o ancor peggio non lo sono più?
Mentre ci prepariamo al terzo giorno di laute libagioni (per noi del Sud la tripletta è 24, 25 e 26 dicembre, mentre non tutti al Nord hanno la stessa ferrea tradizione della Vigilia di Natale), tantissimi italiani si apprestano a partire in queste ore o nei giorni immediatamente precedenti il Capodanno. Come sempre e – fateci aggiungere – grazie al cielo!
Sì, perché questo Paese che ama descriversi morto, moribondo, povero o poverissimo, con il futuro irrimediabilmente alle spalle… a ogni scoccar di Natale, Ferragosto, Pasqua ed Epifania (per dirla alla Totò) si mette disciplinatamente in fila alle stazioni, negli aeroporti e sulle autostrade per gli ultra meritati giorni di riposo e di vacanza.
Una marea di italiani non diretta proprio verso mete ultraeconomiche, se si pensa che le classiche vacanze bianche di Natale hanno ormai raggiunto costi da far strabuzzare gli occhi. E non parliamo necessariamente di Cortina, Saint Moritz o Madonna di Campiglio…
Vogliamo forse dire che “tutto va bene madama la marchesa” e che sono solo i cattivi giornali di sinistra a raccontare un Paese zeppo di problemi, preoccupazioni e dubbi sul futuro? Manco per idea.
Tutte quelle che raccontiamo (al netto delle esagerazioni propagandistiche che oggi toccano alla sinistra come ieri alla destra, a seconda del governo di turno) sono realtà inconfutabili, al pari di un’Italia che continua a produrre e macinare ricchezza. Piaccia o non piaccia alle ideologie di moda, questa è la verità, altrimenti certe tradizioni non potremmo manco sognarci di rinverdirle anno dopo anno.
Allo stesso tempo, a ogni tornante vacanziero ci ritroviamo a interrogarci su uno stesso punto e con sempre maggiore preoccupazione: a fronte di tantissimi italiani che si mettono in viaggio, quanti non sono in condizioni di farlo o ancor peggio non lo sono più?
È questo continuo divaricarsi della nostra società a dover preoccupare più di ogni altra cosa, perché quando le spaccature diventano voragini e addirittura delle faglie ricomporre i lembi è impresa titanica.
Non servono a niente sia i catastrofisti sia quelli che cercano di non vedere la natura dei problemi. Abbiamo bisogno di onestà intellettuale, lucidità e una discreta dose di coraggio.
Anche nel dire che la macchina del turismo così com’è non può reggere ancora a lungo la concorrenza, perché passano gli anni e non curiamo il nostro difetto di fondo: continuiamo a non garantire un servizio e un’offerta neppure lontanamente paragonabili ai prezzi.
Non accade solo in montagna, ma sui monti assistiamo troppo spesso a un folle distacco fra costo e qualità.
Il turismo, da questo punto di vista, è specchio fedele del Paese: è come se in questo settore e tanti altri avessimo deciso di giocarci tutte le cartucce a disposizione, senza curarci del domani. Bruciamo tutto quello che abbiamo e accada quel che accada. Una follia.
di Fulvio Giuliani
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