Violenti in bicicletta
Violenti in bicicletta. Pieno centro a Milano, sabato: un gruppo che sembrava apparentemente festante, allegro e assolutamente pacifico di ciclisti, non lo era affatto
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Violenti in bicicletta. Pieno centro a Milano, sabato: un gruppo che sembrava apparentemente festante, allegro e assolutamente pacifico di ciclisti, non lo era affatto
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Violenti in bicicletta. Pieno centro a Milano, sabato: un gruppo che sembrava apparentemente festante, allegro e assolutamente pacifico di ciclisti, non lo era affatto
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Violenti in bicicletta. Pieno centro a Milano, sabato: un gruppo che sembrava apparentemente festante, allegro e assolutamente pacifico di ciclisti, non lo era affatto
Mi è capitato di assistere a un episodio sconcertante nella sua banalità e assurdità. Milano, ora di pranzo di un luminoso sabato autunnale: pieno centro, incrocio un gruppo apparentemente festante, allegro e assolutamente pacifico (all’apparenza, lo ripeto) di ciclisti.
Non agonisti o appassionati del ciclismo inteso come sport, ma uno di quei grupponi che si danno appuntamento in happening modello flash mob per sensibilizzare – teoricamente – sui temi dell’ambiente, dei trasporti sostenibili e così via.
Nell’incrociarli la simpatia è naturale: tutti ragazzi, alcuni giovanissimi. Pochi secondi e la prima incongruenza: noto nel centro del gruppo un bel numero di loro con passamontagna o cose del genere e un istante dopo – da quella stessa porzione del corteo su due ruote – una ventina di “ecociclisti” comincia a inveire violentemente contro un povero tassista. La sua “colpa”? Aver invaso la loro corsia. Non era vero, ma nella mentalità da eco bulli in erba qualsiasi automobilista che fosse passato a meno di 2 metri sarebbe diventato un nemico.
E così giù urla, sputi, manate sul cofano, pugni e addirittura calci violentissimi alla carrozzeria, fino a provocare evidenti ammaccature alle lamiere.
Solo pochi secondi, in cui il tassista comprensibilmente esasperato e spaventato ha accennato anche un paio di manovre, che solo per fortuna non sono finite per travolgere alcuni di questi sconsiderati o altri partecipanti al corteo del tutto pacifici.
Infine, fra una bestemmia e una risata, gli eco imbecilli si sono allontanati e il tassista ha potuto riprendere la sua strada. Per inciso, aveva dei passeggeri a bordo e non osiamo immaginare quello che potranno aver provato e pensato.
Riflettendo su questa scena – a un tempo di grande violenza e gigantesca stupidità – non posso che tornare a quanto mi è capitato di scrivere per l’edizione cartacea de La Ragione solo un paio di giorni fa: ormai la violenza per la violenza è una sorta di dichiarazione di esistenza da parte di ragazzi e ragazzini che evidentemente sono stati allevati nel nulla.
L’aver assistito a questo spettacolo, l’averne colto – sia pure in pochi istanti – lo sconfortante senso di vuoto che ne deriva, mi fa pensare al mostruoso fallimento di chiunque abbia avuto a che fare con “l’educazione” di questi pirla.
Chiedo scusa del termine, ma non ce ne sono altri per loro.
Inutile cercare giustificazioni, motivazioni: sono degli stolti, se proprio preferite una definizione aulica, ma “pirla” continua a sembrarmi decisamente più adeguato.
di Fulvio Giuliani
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