Il voto alla donne nasce in Francia
Il 21 aprile 1944 un’ordinanza del Comitato francese di liberazione nazionale estende il diritto di voto alle donne
Il voto alla donne nasce in Francia
Il 21 aprile 1944 un’ordinanza del Comitato francese di liberazione nazionale estende il diritto di voto alle donne
Il voto alla donne nasce in Francia
Il 21 aprile 1944 un’ordinanza del Comitato francese di liberazione nazionale estende il diritto di voto alle donne
Il 21 aprile 1944 un’ordinanza del Comitato francese di liberazione nazionale estende il diritto di voto alle donne
Ai primi di ottobre del 1789 c’è una folla di donne che sta marciando lungo le strade di Parigi. Negli stessi giorni – ma esattamente 155 anni dopo – la medesima scena si ripete, però in contesti e per motivi diversi.
Nel primo caso c’è una folla arrabbiata che sta lasciando la Capitale per recarsi a Versailles, dove risiede il re Luigi XVI. Alla base c’è la volontà di portare al sovrano le istanze di un popolo ridotto alla fame che, dopo la presa della Bastiglia, ha compreso il proprio ruolo sociale e non intende più accettare i privilegi riservati al clero e alla nobiltà. Le donne che prendono parte a quella protesta – nata nei mercati cittadini e divenuta in poche ore estesa all’intera Capitale – marciano per sei ore sotto la pioggia battente per giungere davanti al re e manifestare le proprie rimostranze. Quel lungo viaggio sarà uno dei momenti topici nella storia della Rivoluzione francese. Nei giorni successivi infatti, dopo aspri scontri a Versailles, il monarca tornerà a Parigi per stabilirvisi definitivamente, portando con sé un carico di derrate alimentari da distribuire fra i cittadini, scortato da quel plotone di donne che avevano sfidato le convenzioni per affrontare faccia a faccia il potere.
Di più, quel momento rappresenterà la fine dell’Ancien Régime e sarà la scintilla che porterà – da lì a due anni – alla nascita della monarchia costituzionale in Francia. In quel periodo, peraltro, la nuova consapevolezza assunta dal genere femminile in merito al proprio ruolo sociale contribuisce a far nascere il desiderio di una più attiva partecipazione anche nelle scelte di carattere politico. Grande sostenitrice di questa tesi è Olympe de Gouges, drammaturga e attivista, che nei suoi scritti sottolinea quanto sia fondamentale l’uguaglianza fra i due sessi all’interno della società. La questione non è però destinata a risolversi in tempi brevi.
Circa 90 anni dopo, nel 1871, il pretendente monarchico Enrico d’Artois presenta (senza successo) una proposta di legge per la concessione del diritto di voto alle donne. Anche dopo la Prima guerra mondiale il dibattito rimane vivo. Paradossalmente proprio la sinistra francese – da sempre sostenitrice dell’emancipazione – è la principale forza ad opporsi, nel timore che le posizioni conservatrici del gentil sesso possano rivelarsi dannose per il risultato delle urne. Di contro, nel 1919 il leader dell’estrema destra, Charles Maurras, farà propria questa battaglia sottoponendola a più riprese all’attenzione del Parlamento. Poi, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, le cose cambiano. In sostituzione dei molti uomini impegnati in guerra, le donne divengono la colonna produttiva del Paese garantendo la stabilità dei nuclei familiari. Inoltre, durante le delicate fasi della Resistenza, il ruolo di quello che veniva considerato il ‘sesso debole’ si rivela fondamentale e strategico nella lotta contro l’occupazione nazista. A questo punto la questione non è più rinviabile.
Il 21 aprile 1944 un’ordinanza del Comitato francese di liberazione nazionale estende il diritto di voto alle donne. Un provvedimento confermato definitivamente il 5 ottobre 1944 dall’allora governo provvisorio della Repubblica francese, esattamente nello stesso giorno in cui, oltre un secolo e mezzo prima, un gruppo di coraggiose cittadine aveva impresso il proprio marchio nella Storia. Come se quella marcia nata per le strade di Parigi non fosse mai finita. E forse non è ancora destinata a concludersi.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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