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Bullismo e scuola, “bisogna ritrovare il senso della cultura”

Il bullismo e la scuola: Eleonora Lorusso intervista il professor Mazzone, tra i 10 finalisti del Global Teacher Prize
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Il bullismo e il cyberbullismo vanno condannati ‘senza se e senza ma’. In alcuni contesti è più difficile, ma occorre far capire ai ragazzi che certi comportamenti e certe parole lasciano cicatrici indelebili, e questo vale soprattutto se avvengono tramite la rete. La tecnologia di per sé, però, non è ‘cattiva’”, afferma il Professor Carlo Mazzone, docente di informatica a Benevento, divulgatore e primo italiano selezionato tra i 10 finalisti del Global Teacher Prize, il Nobel degli insegnanti. Insegna in una scuola superiore in una zona non facile, il Sannio, e ha appena dedicato un libro (Sviluppare per il web e il mobile – Guida completa), dedicato a una sua studentessa, Enza Cappabianca, morta in incidente stradale, che invece nella scuola aveva trovato riscatto e opportunità. Qual è, dunque, la reazione di fronte al filmato della professoressa colpita dai pallini di una pistola ad aria compressa, esplosi in classe? “Oltre alla solidarietà e vicinanza mia e della maggior parte degli insegnanti, va chiarito non c’è alcuna giustificazione possibile di fronte a un gesto di questa portata. L’episodio, però, rientra in una problematica molto più ampia: la scuola è lo specchio della società. Noi come classe docente facciamo il possibile per educare, ma non possiamo reggere da soli sulle nostre spalle un intero universo e mi riferisco a dinamiche che ormai vediamo quotidianamente sui social e in tv (anche quella di Stato), dove il senso della cultura è svilito. Noi dobbiamo essere vicini ai colleghi che subiscono questi comportamenti, condannare casi analoghi, ma anche sottolineare il senso della cultura. Non si tratta solo di competenze verticali (o digitali), ma della capacità di stare insieme e vivere insieme nella società”, chiarisce Mazzone. Ma cosa servirebbe contro certi comportamenti? È utile punire con i lavori socialmente utili, come auspicato dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara? “Certi comportamenti vanno puniti, anche se vanno valutati molti aspetti delicati e pratici, legati anche alla reale possibilità di adottare certe misure. D’altro canto bisogna lavorare molto sul fatto che ragazzi e ragazze non si rendono conto di come le parole, specie a distanza, sono come pietre”, conclude il docente. di Eleonora Lorusso

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