“Conclave”, il mistero della fede e del potere
Diretto dal regista Edward Berger, “Conclave” è ambientato dietro le porte chiuse del Vaticano e rivela le dinamiche segrete dell’elezione di un nuovo Papa
Certezze, dubbi e misteri. Vedere “Conclave” a pochi giorni dall’apertura della Porta Santa di San Pietro è una scelta ad hoc. Diretto dal regista Edward Berger (premiato nel 2023 con quattro Oscar per “Niente di nuovo sul fronte occidentale”), questo raffinato thriller ambientato dietro le porte chiuse del Vaticano rivela le dinamiche segrete e spesso controverse dell’elezione di un nuovo Papa.
Dopo l’improvvisa e dolorosa scomparsa di un amato pontefice, il cardinale Lawrence (interpretato da Ralph Fiennes) è chiamato a dirigere appunto il Conclave, evento tanto solenne quanto criptico. I leader della Chiesa cattolica si riuniscono quindi nelle sale vaticane per eleggere il nuovo Santo padre. Ma ben presto emergono tensioni: intrighi, tradimenti e giochi di potere. Fra le maglie di questa rete complessa, un segreto sconvolgente minaccia di scuotere le fondamenta ecclesiastiche.
Il film è tratto dal bestseller di Robert Harris del 2016, riadattato dallo stesso autore insieme a Peter Straughan, noto per lavori come “La Talpa”. La sceneggiatura è compassata e avvincente, in equilibrio fra compromessi politici e introspezione morale. La regia di Berger, con la fotografia di Stéphane Fontaine, visivamente richiama “Habemus Papam” di Nanni Moretti per il contesto narrativo e ambientale. Ma ancor di più il cinema di Paolo Sorrentino (in particolare “The Young Pope” e “La Grande Bellezza”) per la raffinata composizione cromatica e armonica delle immagini. Evidente anche il richiamo all’opera “La Nona Ora” di Maurizio Cattelan, la celebre scultura raffigurante papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite (non a caso citata da Sorrentino nella sigla di “The Young Pope”).
Quanto al cast stellare, Ralph Fiennes nei panni di Lawrence offre una performance complessa e tormentata, così come Stanley Tucci nel suo ruolo strategico. Anche Isabella Rossellini e Sergio Castellitto danno vita a figure diverse tra loro ma altrettanto intense. Forse, per le loro origini italiane, sembrano incarnare con particolare precisione il peso storico e culturale di tutto quello che va in scena. Ed è il ruolo di Suor Agnes (interpretata da Rossellini) a portare una dimensione femminile in un mondo rigidamente patriarcale.
“Conclave” tocca temi contemporanei, fra cui femminismo e inclusività, pur rimanendo ancorato a un contesto fortemente tradizionale. Un’opera che passa dal sublime al grottesco, con un faro che illumina la tensione che si crea fra l’altezza spirituale e la fallibilità umana. Con il personaggio di Lawrence che diventa un ponte tra il divino e il terreno, un bivio tra dovere e dubbi. Le sigarette fumate in tonaca, le immagini di una Roma contemporanea e le conversazioni in molte lingue diverse contribuiscono a creare un’atmosfera internazionale e realistica. Riflettendo la natura globale della Chiesa.
Pur avendo un tocco hollywoodiano, il lungometraggio non rinuncia alla riflessione e a una profondità morale rara per il genere. Più di un semplice thriller, “Conclave” si trasforma quindi in una meditazione sulla fede, sul potere e sulle ambiguità morali. La sua portata internazionale e la cura nei dettagli la rendono un’opera di valore, un ritratto sofisticato e intrigante di una delle istituzioni più longeve, misteriose e affascinanti del mondo.
Di Edoardo Iacolucci
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