La compostezza di Max Fridman
Vittorio Giardino come esempio di proficua complementarietà tra disegno e racconto di Max Fridman, il suo personaggio più elegante e iconico. Un eroe sobrio.
«Sembri un personaggio di Vittorio Giardino» è stato uno dei più bei complimenti ricevuti. In effetti il completo Principe di Galles che indossavo ricordava assai l’allure da englishman di Max Fridman, il suo personaggio più famoso. La somiglianza si fermava qui: Maximilien David “Max” Fridman è rosso di barba e capelli, è un’ex spia francese trasferitasi a Ginevra e soprattutto è nato il 4 gennaio 1898. In “Rapsodia ungherese”, fumetto pubblicato per la prima volta nel 1982, è un trentottenne già separato che irrompe nell’immaginario collettivo scendendo da un treno alla stazione centrale di Budapest. Indossa un elegante cappotto giallo con manica raglan e la sua missione è indagare sugli omicidi seriali ai danni dei membri di “Rapsodia”, l’organizzazione che raccoglie gli agenti segreti di Parigi nella capitale ungherese.
Ambientata nel 1936, l’avventura rocambolesca di Fridman si svolge sullo sfondo di un’Europa inquieta: Hitler ha già preso il potere in Germania mentre tutti sembrano avere occhi soltanto per il pericolo bolscevico a Est. L’intrigo mitteleuropeo congegnato da Giardino sorprende non di rado il suo protagonista. Nonostante la sua esperienza e il suo acume siano tenuti in gran merito dai superiori, Max si ritrova spesso travolto da quel che accade. Lo scoppio di una bomba lo porta persino a tremare per lo shock, così distinguendolo dalle spie glamour della tradizione occidentale ma senza impedirgli – pagina dopo pagina – di guadagnarsi la stima del lettore. Riservato e caparbio, indaga dando prova di una capacità d’animo che non lascia indifferente il mondo femminile, al quale si dedica senza cascamortismi.
Fridman è un eroe sobrio, che si muove all’interno di scenografie fra le più ricche del fumetto italiano d’ogni tempo. Seppure questa e le successive avventure del personaggio offrano intrecci emozionanti e un ottimo gusto nella scelta del contesto storico, è l’abilità grafica di Giardino che spesso lascia una traccia indelebile nella memoria di chi legge. A una prima occhiata sarebbe facile scambiarlo per un fumetto francofono, data la klare lijn (la neerlandese “linea chiara”, cioè il particolare stile di disegno codificato da Joost Swarte) con cui sembrano disegnate le vignette: sfondi particolareggiati, personaggi rappresentati in maniera realistica, colori dipinti con poche ombre e sapienti accostamenti cromatici. Si tratta però di un false friend grafico, in quanto i primi passi di quel particolare stile si mossero quasi in contemporanea con quelli della pubblicazione del primo album.
Lo stile tenue e netto sviluppato da Giardino – di cui lui stesso rintraccia le basi in maestri del fumetto come Floyd Gottfredson, Hugo Pratt, Carl Barks e Jean Giraud – è un genuino, naturale e indispensabile complemento alle storie vissute da Max Fridman. Un eroe impegnato a tentare di frenare con la sua compostezza formale e morale l’irresistibile sfacelo del Vecchio Continente alla vigilia della Seconda guerra mondiale.
di Camillo Bosco
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Tag: fumetti, recensioni
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