L’acrobata Daredevil
Daredevil, un supereroe cieco che si muove come un acrobata fra i palazzi di New York grazie al suo nunchaku, il bastone che lo aiuta in acrobazie e salti
«Una persona sconsideratamente audace». Così il Merriam-Webster, il dizionario più diffuso negli Stati Uniti, definisce la parola daredevil. In italiano si può tradurre “scavezzacollo”, perdendo però la suggestione diavolesca. Il lemma nasce infatti dall’unione del verbo dare (affrontare con coraggio) con la parola devil (diavolo). Un daredevil è insomma qualcuno capace di misurarsi addirittura con quella che, nella tradizione cristiana, è la fonte suprema del male. Affrontare ed emergere vincitori da uno scontro di questa portata sono nondimeno faccende molto diverse, anche per un eroe della Marvel Comics.
In quella casa editrice il 1963 ha visto il lancio di moltissimi personaggi, tutti sotto la supervisione dell’editor e autore Stan Lee: i Fantastici Quattro, Ant-Man, Hulk, Spider-Man, Iron Man, Dottor Strange, gli X-Men e gli Avengers. Uno sforzo immaginativo enorme che, nonostante sia condiviso da Lee con un nutrito numero di altri disegnatori e sceneggiatori, lo porta comunque a una continua ricerca di nuove idee.
Le movenze aggraziate e i salti spericolati degli acrobati – chiamati nel gergo circense statunitense daredevil – colpiscono la sua immaginazione mentre si trova al circo, impegnato col resto del pubblico a seguire col fiato sospeso le loro piroette. Ad attirare più applausi sono soprattutto le acrobazie da bendati: un dettaglio che non sfugge a Lee. Ispirato da queste suggestioni, l’anno dopo propone la realizzazione di un nuovo personaggio al fumettista Bill Everett (già distintosi nel 1939 con l’invenzione di Namor). Poiché questi è l’art director di un’altra azienda e non ha molto tempo per lavorare ai fumetti, Lee decide di affiancargli Jack Kirby nella realizzazione dei concept.
Nasce così un eroe cieco che si muove come un acrobata fra i palazzi di New York, nel quartiere di immigrati irlandesi Hell’s Kitchen. Una scelta dovuta alla volontà di Lee di legarlo agli eroi popolari dei romanzi europei di cappa e spada, sempre vicini agli ultimi, ma anche alla necessità di rendere credibile un personaggio a tutti gli effetti disabile. Di giorno è Matthew Michael “Matt” Murdock, un avvocato che si batte per i diritti dei più deboli; di notte è Daredevil, un vigilante che protegge le strade del suo rione dividendo il suo bastone da cieco in due per trasformarlo in un nunchaku con cui aiutarsi nelle lotte e nei salti.
Everett ha tempi lunghi nella realizzazione delle tavole e nell’attesa Kirby disegna la prima copertina della testata “Daredevil”, la prima pagina e persino la prima divisa. Quest’ultima è gialla e rossa (diverrà del tutto cremisi soltanto a partire dal numero 7, per una scelta del fumettista Wally Wood) e sulla fronte spiccano due piccoli corni diabolici, volti a rafforzare la promessa luciferina che l’eroe ospita nel suo pseudonimo da giustiziere. Per fornire comunque una caratteristica ‘super’ a Daredevil i tre autori decidono che l’incidente che ha reso cieco Murdock gli abbia però concesso un acutissimo senso radar, oltre ad aver sviluppato in maniera enorme i sensi rimanenti. La disgrazia l’ha quindi reso un diavolo capace di affrontare il diavolo stesso.
di Camillo Bosco
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