Un uomo vestito alla beduina giace prono sulla sabbia e scruta le dune del deserto col suo binocolo, in attesa di una carovana. L’avvista e telegrafa la posizione perché la fila di cammelli venga fermata dall’esercito algerino, sgominando così il contrabbando di armi del qāʾid Youssef M’Barek. Il qāʾid tradito rastrella i possibili traditori e così ha inizio la storia “Poche ore all’alba”, pubblicata nel 1975 come tascabile dalle Edizioni del Vascello di Milano. Il protagonista del fumetto non è però Youssef né la vedetta algerina ma lo Sconosciuto – del tutto ignaro della storia che si sta svolgendo – che Roberto Raviola (in arte Magnus) parcheggia nei vicoli di Marrakech.
La prima conoscenza di quest’uomo, che si presenterà in seguito col nome Unknow (come la parola inglese unknown, sconosciuto, priva però della “n” finale), sarà con i suoi incubi. Una donna asiatica legata a un barile di benzina con una miccia accesa – e un palmizio sullo sfondo come unico dettaglio di contesto geografico – guarda con disgusto verso i suoi aguzzini vestiti da mercenari, che ridono di rimando. L’esplosione che pone fine alla tortura riporta Unknow alla realtà giusto per rimanere invischiato nel tentato rapimento di una traditrice del qāʾid nel locale dove sta consumando il tè. I due sicari che la catturano si qualificano come poliziotti, ma lo Sconosciuto riconosce uno dei due e lo sfotte per la banale bugia con la quale vorrebbe coprire il parapiglia. Sentendosi chiamato addirittura per nome, questi lo colpisce allora col calcio della pistola. Sottovaluta però il suo avversario e la risposta (fatta di piombo) di Unknow lascia entrambi i rapitori cadaveri. L’intera operazione degenera così in un pasticciaccio.
Dopo i «quindici chilometri di fumetti» disegnati sulle sceneggiature di Max Bunker (alias di Luciano Secchi), Magnus dà così inizio a “Lo Sconosciuto”, saga episodica e atipica di un eroe riluttante e per nulla senza macchia che si presenta subito con l’animo consumato da crudeltà indicibili. Il nuovo personaggio non ha la pretesa di cambiare il mondo né quella di cambiare sé stesso, è soltanto alla ricerca di un cantuccio pacifico dove trascorrere la sua esistenza. Nonostante questo proposito atarassico le sue storie lo porteranno dal Maghreb all’Italia, dalla Francia al Libano, da Israele all’Egitto fino in America Latina, immerso nelle chine precise e ricche di dettagli del suo creatore. Una vera e propria odissea nella disillusione, in cui l’occhio dell’autore verso i temi caldi della propria epoca si riflette cinico nel vissuto immaginario di Unknow, portato a esercitare la sua forza contro le ingiustizie a cui assiste.
di Camillo Bosco
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Tag: fumetti, recensioni
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