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La serie “Manierismo – L’arte più pazza del mondo”

Il Manierismo, tra i movimenti artistici, è certamente il più bizzarro perché impavido, anticonformista, audace: lo indaga la serie “Manierismo – L’arte più pazza del mondo”

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Una corrente imprevedibile, che ama sorprendere, nata grazie ai grandi maestri del Rinascimento ma capace di scrivere una pagina nuova, senza precedenti, semplicemente folle. Tra i movimenti più conosciuti della storia dell’arte, il manierismo è certamente il più bizzarro perché impavido, anticonformista, audace, tanto da sfidare le regole e rivoluzionare i canoni. Sviluppatosi a metà fra due periodi fondamentali – il Rinascimento prima e il Barocco poi – il manierismo è stato spesso interpretato come una fase di passaggio, ma si tratta di un errore madornale.

Il critico d’arte britannico Waldemar Januszczak – nella serie “Manierismo – L’arte più pazza del mondo” (su Sky Arte dal 12 ottobre alle 21.15, in streaming solo su Now e disponibile anche on demand) – ripercorre la vita e l’importanza di questa affascinante corrente che tra il 1520 e il 1590 cambiò ogni cosa non soltanto nella pittura ma anche nell’architettura, nella scultura, nella paesaggistica, nelle arti decorative e persino nella ceramica e nell’oreficeria. Tutto merito del genio di Michelangelo, che con i suoi celeberrimi affreschi nella Cappella Sistina spinse una generazione di artisti a esplorare territori nuovi, rifiutando qualsivoglia compromesso, senza dimenticare l’influenza di Leonardo da Vinci e Raffaello.

Dagli straordinari dipinti di Giulio Romano a Palazzo Te a Mantova all’ammaliante Sacro Bosco di Bomarzo, il manierismo si diffuse rapidamente in tutta Italia in forme diverse, fra fantasia e follia, con un interesse quasi maniacale verso le figure contorte e i soggetti inusuali. L’assenza di confini precisi fu determinante per la libertà degli artisti. Un’unica certezza: la necessità di rottura con il Rinascimento, quando l’arte ricercava armonia e bellezza per la massima espressione del potenziale umano. Emblematico il debole per i nudi femminili, già apprezzati tra il XIV e il XV secolo, ma con figure leggiadre e affascinanti. I nudi manieristi sono impertinenti, sinuosi, strani e raccontano storie bizzarre. Nessun interesse nei confronti del realismo: la priorità al simbolismo. E ancora oggi i significati di numerosi dipinti restano incomprensibili.

L’unica regola del manierismo fu l’assenza di regole o meglio l’assenza di regole inviolabili. Tutto era lecito perché è l’assenza di limiti a rendere possibile l’innovazione. E non è un caso che in quegli anni, per la prima volta nella storia dell’arte occidentale, emersero finalmente alcune artiste donne come Properzia de’ Rossi (la famosa ‘femmina scultora’), Lavinia Fontana e Sofonisba Anguissola.

Durante il Manierismo l’Italia interpretò un ruolo da protagonista grazie alle opere di fuoriclasse eccentrici del calibro di Jacopo Pontormo, Agnolo Bronzino, Parmigianino e Rosso Fiorentino, ma non solo. Il Sacco di Roma del 1527 costrinse molti artisti a fuggire all’estero, dove portarono il nuovo movimento artistico rivoluzionario. Basti pensare a Rosso Fiorentino, che in Francia spinse le arti decorative verso una nuova direzione, oppure a Giuseppe Arcimboldo, che a Praga mise la firma sulla rivoluzione della ritrattistica con le sue “Teste Composte”, opere burlesche eseguite combinando fra loro oggetti o elementi dello stesso genere.

di Massimo Balsamo

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