Lorena Cesarini: oltre il solito monologo
Il monologo di Lorena Cesarini nella seconda serata di Sanremo va oltre i soliti clichè e affronta il tema del razzismo in maniera coraggiosa e concreta, riuscendo a toccare gli animi degli spettatori in sala come a casa.
Lorena Cesarini: oltre il solito monologo
Il monologo di Lorena Cesarini nella seconda serata di Sanremo va oltre i soliti clichè e affronta il tema del razzismo in maniera coraggiosa e concreta, riuscendo a toccare gli animi degli spettatori in sala come a casa.
Lorena Cesarini: oltre il solito monologo
Il monologo di Lorena Cesarini nella seconda serata di Sanremo va oltre i soliti clichè e affronta il tema del razzismo in maniera coraggiosa e concreta, riuscendo a toccare gli animi degli spettatori in sala come a casa.
Il monologo di Lorena Cesarini nella seconda serata di Sanremo va oltre i soliti clichè e affronta il tema del razzismo in maniera coraggiosa e concreta, riuscendo a toccare gli animi degli spettatori in sala come a casa.
Tra le 5 accompagnatrici scelte da Amadeus per Sanremo 2022 Lorena Cesarini è con ogni probabilità quella destinata a restare più impressa.
Entrata nelle case degli appassionati per la sua partecipazione in “Suburra – La Serie” su Netflix, l’attrice è cresciuta a Roma e nata a Dakar 35 anni fa, da madre senegalese e padre italiano.
Una vita in Italia, eppure per qualcuno non è italiana. Magari lo stesso qualcuno che, in passato, ha esultato ai gol di giocatori come Camoranesi, Balotelli ed Eder con la maglia della Nazionale.
A denunciarlo è stata lei stessa nel suo monologo, capace di essere emozionante senza essere banale. Un risultato raro ai tempi di oggi, specie sul palco di Sanremo, troppo spesso cornice di clichè fissi e monologhi di circostanza, come quello di Diletta Leotta nell’edizione 2020.
«A 34 anni scopro che non è vero che sono una ragazza italiana come tante, io resto nera. Fino ad oggi a scuola, all’università, al lavoro, sul tram anche, nessuno aveva mai sentito l’urgenza di dirmelo. Invece appena Amadeus dà questa notizia certe persone hanno sentito proprio questa urgenza”, ha detto con gli occhi lucidi Lorena Cesarini, riportando alcune frasi d’odio fioccate sui social come: “Ecco, è arrivata l’extracomunitaria”, “Forse l’hanno chiamata per lavare le scale e annaffiare i fiori”
Chi ha scritto queste affermazioni pubblicamente resta serenamente impunito. Non è possibile accettare silenziosamente tutta questa violenza verbale senza che gli autori non vengano perseguiti dalla legge. Il ddl Zan non è passato anche perché una legge c’era già, si è sentito dire tante volte. Bene, la si applichi!
In Inghilterra e in Galles, Paesi molto più pragmatici e snelli in tema di riforme rispetto all’Italia, si è passati ai fatti anche in campo calcistico, ambito dove gli insulti razzisti fioccano con molta facilità, soprattutto sui social. Chi posta messaggi razzisti online rischia ora un Daspo fino a 10 anni. In attesa di segnali incoraggianti da chi ci rappresenta, il monologo di Cesarini andrebbe ascoltato e riascoltato, letto nelle case e nelle scuole.
Con la scelta del libro “Il razzismo spiegata a mia figlia” dell’autore marocchino Tahar Ben Jelloun, l’attrice romana va oltre la semplice “sensibilizzazione”, che, se bastasse, cancellerebbe la parola razzismo.
“Ma si può guarire dal razzismo?”, chiede la figlia dell’autore. La risposta del padre letta da Cesarini è la risposta di cui nessuno parla: “Quando uno riesce a uscire dalle sue contraddizioni fa un passo verso la libertà”.
Perché il razzismo, come tutte le fobie, è un problema con sé stessi, prima che con gli altri. E questa prospettiva non fa parte dei soliti clichè. Quindi, grazie per il coraggio e la profondità della scelta, Lorena.
di Giovanni Palmisano
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