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Errori e strategie Usa in Medio Oriente

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Patrick “Mick” Mulroy, ex vice segretario della Difesa degli Stati Uniti per il Medio Oriente passa in rassegna errori e strategie degli Stati Uniti sul territorio

Errori e strategie Usa in Medio Oriente

Patrick “Mick” Mulroy, ex vice segretario della Difesa degli Stati Uniti per il Medio Oriente passa in rassegna errori e strategie degli Stati Uniti sul territorio

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Errori e strategie Usa in Medio Oriente

Patrick “Mick” Mulroy, ex vice segretario della Difesa degli Stati Uniti per il Medio Oriente passa in rassegna errori e strategie degli Stati Uniti sul territorio

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AUTORE: Anna Germoni

Patrick “Mick” Mulroy, ex vice segretario della Difesa degli Stati Uniti per il Medio Oriente nel primo mandato del presidente Donald Trump, vanta oltre vent’anni di esperienza nell’intelligence militare e nelle operazioni speciali. Durante la sua carriera ha guidato strategie di contrasto al terrorismo, operazioni irregolari e coalizioni multilaterali, collaborando con alleati regionali e partner internazionali. Attualmente collabora con il Middle East Institute.

Errori e strategie secondo Mulroy

«Il più grande errore è stato uscire unilateralmente dal Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa),noto anche come Accordo sul nucleare iraniano» spiega. «Non era perfetto, ma limitava le ambizioni nucleari di Teheran. Ritirandoci, l’Iran ha accelerato l’arricchimento dell’uranio e aumentato il sostegno a proxy come Hezbollah, Hamas e gli Houthi». Mulroy sostiene che un approccio più efficace avrebbe combinato il rafforzamento dell’accordo nucleare con la gestione separata delle questioni missilistiche e del sostegno ai proxy.

Quanto al ritiro dall’Afghanistan, evidenzia che «una presenza ridotta, con soli 5mila militari e nessun coinvolgimento diretto nel combattimento, avrebbe permesso di sostenere i partner locali e preservare vent’anni di risultati. Il ritiro completo ha lasciato invece un vuoto che i talebani hanno rapidamente sfruttato».

Per quanto riguarda gli strumenti della politica statunitense, Mulroy commenta: «Le operazioni irregolari devono essere continue e integrate in ogni livello della difesa, non solo per operazioni speciali. Vanno combinate con strumenti convenzionali, cyber e diplomatici. L’approccio “By, with, through” con partner locali è essenziale per garantire efficacia e sostenibilità».

Alleati e accordi sul territorio

Su Iran, Yemen e Arabia Saudita elenca la necessità di tre azioni: «Riprendere un accordo nucleare rafforzato, includendo limitazioni su missili e sostegno ai proxy; ostacolare ulteriormente l’appoggio agli houthi tramite controllo marittimo e pressione diplomatica sull’Iran; mantenere il rapporto strategico con l’Arabia Saudita, ma con attenzione a comportamenti destabilizzanti».

A suo giudizio gli alleati del Golfo e i Paesi costieri hanno un ruolo fondamentale nella sicurezza marittima e nel coordinamento operativo: «Sono essenziali. Devono contribuire attivamente alla sicurezza marittima, alla difesa dei partner locali e al coordinamento delle operazioni». Quanto all’Europa, Mulroy è convinto che possa «contribuire a missioni di stabilizzazione, esercitazioni navali e mediazione diplomatica, migliorando la legittimità delle iniziative statunitensi». L’Italia può invece «fungere da ponte tra Stati Uniti e Paesi del Medio Oriente, rafforzando la diplomazia regionale e sostenendo operazioni multilaterali».

L’importanza dell’evoluzione tecnologica

L’ex vice segretario alla Difesa pone grande attenzione alla tecnologia: «La cybersecurity e l’intelligenza artificiale sono strumenti cruciali nella sicurezza moderna. Possono amplificare le capacità difensive e offensive: analisi predittiva, identificazione di minacce emergenti, protezione delle Reti e supporto alle operazioni irregolari». L’uso efficace della tecnologia può consentire una gestione più rapida delle crisi e una migliore protezione dei partner regionali.

Oltre alla sicurezza militare e tecnologica, Mulroy sottolinea l’importanza della rete diplomatica preventiva – «rimane uno strumento insostituibile per ridurre i rischi e promuovere la cooperazione multilaterale» – e propone una strategia pragmatica e multilivello: «rafforzare i partner regionali, usare deterrenza credibile, integrare strumenti convenzionali, irregolari e tecnologici, affrontare le minacce houthi in Yemen, potenziare la cybersecurity e l’AI e riportare la diplomazia al centro delle scelte».

L’obiettivo è ridurre i rischi, stabilizzare una regione complessa e preservare gli interessi americani, con Europa e Italia partner strategici fondamentali perché capaci di facilitare dialogo, cooperazione e operazioni multilaterali efficaci. Questo approccio richiede flessibilità, adattamento costante e coordinamento stretto tra alleati.

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