Meloni: “Da Mosca pretese irragionevoli”. E ribadisce: “Italia non intende inviare soldati”
Lo ha detto in Aula alla Camera la premier Giorgia Meloni, nel corso delle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo
Meloni: “Da Mosca pretese irragionevoli”. E ribadisce: “Italia non intende inviare soldati”
Lo ha detto in Aula alla Camera la premier Giorgia Meloni, nel corso delle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo
Meloni: “Da Mosca pretese irragionevoli”. E ribadisce: “Italia non intende inviare soldati”
Lo ha detto in Aula alla Camera la premier Giorgia Meloni, nel corso delle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo
Quella per la pace in Ucraina “è chiaramente una trattativa estremamente complessa, che per arrivare a compimento non può, però, prescindere dalla volontà della Russia di contribuire al percorso negoziale in maniera equa, credibile e costruttiva. Purtroppo, ad oggi, tutto sembra raccontare che questa volontà non sia ancora maturata. Lo dimostrano i continui bombardamenti su città e infrastrutture ucraini, nonché sulla popolazione inerme, e lo confermano le pretese irragionevoli che Mosca sta veicolando ai suoi interlocutori. La principale delle quali riguarda la porzione di Donbass non conquistata dai russi”. Lo ha detto in Aula alla Camera la premier Giorgia Meloni, nel corso delle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre.
Per quanto riguarda le garanzie di sicurezza per Kiev “sono tre gli elementi dei quali si sta discutendo. La garanzia di un solido esercito ucraino; l’ipotesi di dispiegamento di una forza multinazionale, in Ucraina, per la rigenerazione delle forze armate, guidata dalla cosiddetta coalizione dei volenterosi, ma con partecipazione volontaria di ciascun Paese (e approfitto per ribadire che l’Italia non intende inviare soldati in Ucraina); e garanzie da parte degli alleati internazionali – a partire dagli Stati Uniti – sul modello dell’articolo 5 del patto atlantico, opzione che tutti ricordate essere stata proposta proprio dall’Italia, a dimostrazione del contributo fattivo della nostra Nazione all’obiettivo di una pace giusta e duratura”.
“Mantenere la pressione sulla Russia”
“Il cammino verso la pace” in Ucraina “dal nostro punto di vista, non può prescindere da quattro fattori fondamentali”, ha detto in Aula alla Camera la premier Meloni, sottolineando il clima “costruttivo e unitario” registrato al vertice di Berlino di lunedì scorso.
La premier ha ricordato “lo stretto legame tra Europa e Stati Uniti, che non sono competitor in questa vicenda, atteso che condividono lo stesso obiettivo, ma hanno sicuramente angoli di visuale non sovrapponibili, dati soprattutto dalla loro differente posizione geografica. Il rafforzamento della posizione negoziale ucraina, che si ottiene soprattutto mantenendo chiaro che non intendiamo abbandonare l’Ucraina al suo destino nella fase più delicata degli ultimi anni. La tutela degli interessi dell’Europa, che per il sostegno garantito dall’inizio del conflitto, e per i rischi che correrebbe se la Russia ne uscisse rafforzata, non possono essere ignorati e il mantenimento della pressione sulla Russia, ovvero la nostra capacità di costruire deterrenza, di rendere cioè la guerra non vantaggiosa per Mosca”, ha rimarcato Meloni.
“Invertire declino, rilanciare ciò che ha reso grande Europa nei secoli“
“Siamo convinti che la complessità di questo momento imponga uno sguardo ampio e pragmatico, capace di abbandonare i dannosi dogmatismi ideologici che hanno ispirato le scelte passate, di cui oggi vediamo limiti e contraddizioni. È io penso che questa sia la strada maestra anche per rispondere alle sfide poste dalla nuova Strategia di sicurezza americana. Personalmente penso che sia inutile, o meglio dannoso, lanciare strali contro un nemico immaginario, perché il vero nemico da combattere è la nostra incapacità di decidere, e l’ideologia del declino che l’Ue ha, drammaticamente, sposato negli ultimi anni”. Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni alla Camera in vista del prossimo Consiglio europeo.
“Un continente che non riesce a invertire il suo inverno demografico, che ha scelto la strada della iper-regolamentazione asfissiante a scapito dell’innovazione, che si rassegna alla dipendenza militare dagli Stati Uniti e a quella tecnologica dalla Cina, è un continente -ha affermato la premier- che sembra essersi arreso. Ma il declino, ancora una volta, non è un destino. È una scelta. Invertire quel destino è una scelta, ed è la nostra. Reagire, decidere, scegliere. Perché l’Europa che amiamo è certo un continente, ma è soprattutto un contenuto. Valori, identità, visione, innovazione, competitività. Tutto ciò che ha reso grande l’Europa nei secoli deve essere aggiornato e rilanciato. E quello che non funziona, si cambia”.
“Modello Albania funzionerà, piaccia o no alla sinistra“
Sul tema dei flussi migratori “un quadro giuridico europeo più solido ci consentirà di mettere al riparo iniziative nazionali di grande importanza, come i centri in Albania, da pronunce ideologiche di una certa magistratura politicizzata che ne hanno bloccato l’attuazione, ostacolando l’azione di contrasto da parte del governo all’immigrazione illegale di massa”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, nelle sue comunicazioni alla Camera, in vista del consiglio europeo del 18 e 19 dicembre. “La normativa italiana -prosegue- è stata disapplicata interpretando in modo forzato quella europea. Ebbene, stiamo risolvendo, intervenendo direttamente sulla normativa europea”.
“Come ho già avuto modo di dire, il modello Albania, a cui molti altri paesi europei guardano con grande interesse, funzionerà e sono convinta che ci aiuterà concretamente a ridurre ulteriormente i flussi irregolari e a esercitare quella deterrenza necessaria all’interno di una politica multidimensionale di contrasto alla tratta di esseri umani. Piaccia o no alla sinistra di ogni ordine e grado”, conclude.
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