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Un brutto, necessario accordo con Trump

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Un brutto, necessario accordo con Trump. Ma l’unica intesa possibile senza farsi scoppiare una clamorosa e devastante guerra commerciale fra le mani

Accordo con Trump

Un brutto, necessario accordo con Trump

Un brutto, necessario accordo con Trump. Ma l’unica intesa possibile senza farsi scoppiare una clamorosa e devastante guerra commerciale fra le mani

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Un brutto, necessario accordo con Trump

Un brutto, necessario accordo con Trump. Ma l’unica intesa possibile senza farsi scoppiare una clamorosa e devastante guerra commerciale fra le mani

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Non è un bell’accordo, inutile girarci intorno, ma è l’unico accordo possibile senza farsi scoppiare una clamorosa e devastante guerra commerciale fra le mani.

Questa la sintesi nuda e cruda dell’intesa annunciata ieri in pompa magna in Scozia dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e – comprensibilmente – con molta meno enfasi dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Il 15% era e resta una mazzata rispetto ai dazi bassi, bassissimi o nulli precedenti l’avvento di Donald Trump.
Al contempo, sempre la metà di quelli minacciati meno di un mese fa e un terzo di quelli “a caso“ del sedicente “Liberation Day“.

Si poteva fare meglio? Retoricamente dovremmo rispondere di sì, ma aggiungendo subito dopo la consapevolezza di conseguenze politiche, molte delle quali nel settore della difesa, che nessun – dicasi nessun – governo dell’Unione ha le spalle sufficientemente larghe da poter affrontare oggi.

La posizione delle opposizioni è prevedibile e comprensibile, ma siamo disposti a giocarci la faccia che a maggioranze invertite i commenti sarebbero stati esattamente gli stessi.

Perché è chi governa che avrebbe dovuto spiegare alla pubblica opinione perché accettare danni commerciali devastanti e giocarsi l’ombrello militare americano (è sempre stato il minaccioso non detto di Trump) per una questione di principio.
Una manna e una posizione dialettica fornita su un vaso d’argento all’opposizione che, ne siamo certi, oggi Giorgia Meloni e Antonio Tajani invidieranno molto. Solo che governare è esattamente questo: fare i conti con le realtà.

È una brutta realtà Donald Trump ed è brutto trattare con lui. Ursula von der Leyen lo ha fatto chiaramente intendere ieri: un’esperienza per certi aspetti scioccante.

Questo amaro, ma necessario accordo è l’assoluta conferma che, fin quando Donald Trump sarà alla Casa Bianca, i rapporti fra Stati Uniti ed Europa non saranno più quelli fra Paesi fratelli, ma determinati solo dalla voglia da parte americana di raccattare il più possibile e da parte nostra di non farsi troppo male.

Aspettando che la follia maga passi.

Di Fulvio Giuliani

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