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Onesti ed evasori con il frusciante

Onesti ed evasori con il frusciante

La discussione sul tetto del contante dimostra come, nel bel Paese, ad appassionare siano soprattutto le cose inutili. Onesti ed evasori con il frusciante. Segnalate loro che lo spettacolo non è accattivante.
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Onesti ed evasori con il frusciante

La discussione sul tetto del contante dimostra come, nel bel Paese, ad appassionare siano soprattutto le cose inutili. Onesti ed evasori con il frusciante. Segnalate loro che lo spettacolo non è accattivante.
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La discussione sul tetto del contante dimostra come, nel bel Paese, ad appassionare siano soprattutto le cose inutili. Onesti ed evasori con il frusciante. Segnalate loro che lo spettacolo non è accattivante.
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La discussione sul tetto del contante dimostra come, nel bel Paese, ad appassionare siano soprattutto le cose inutili. Onesti ed evasori con il frusciante. Segnalate loro che lo spettacolo non è accattivante.
Pare che a innescare le discussioni più appassionate siano le cose inutili. Un focoso confrontarsi di visioni e suggestioni, con poca attenzione ai fatti. Che questo metodo dilaghi in campo fiscale – dall’uso delle banconote alle presunte tasse piatte – non è rassicurante. Se mi fosse stato chiesto, la settimana scorsa, quale sia il limite legale all’uso del contante non avrei saputo rispondere, avrei dovuto cercare. Anche perché, da quando sono al mondo degli adulti, è cambiato in continuazione. Non avrei saputo rispondere anche perché è remoto il caso di sentirsene toccati. Le banconote hanno corso legale. Sono stampate a cura della Banca centrale europea, posso liberamente utilizzarle e accumularle. Posso convincermi che il modo migliore per conservarle sia tenerle in mazzette e il luogo più sicuro ove riporle sia il materasso. Tutto legale. A questo si aggiunga che nell’area dell’euro (circa 350 milioni di abitanti) ci sono 13,5 milioni di persone che non hanno un conto corrente. Non avranno una vita economica particolarmente intensa, ma in qualche modo devono pur pagare qualche cosa. A questo si aggiunga che ogni limite al contante riguarda esclusivamente le transazioni lecite. Se trovi uno che sta comprando una partita di cocaina non gli contesti il contante, ma la cocaina. Se trovi chi compra casa pagandone una parte in nero (così approfittando dell’arretratezza del catasto) la contestazione del contante è accessoria a quella di evasione fiscale. Quindi il problema del tetto se lo pongono solo le persone per bene. Ma credo che non se lo pongano affatto, perché è assai più comodo usare sistemi elettronici: se ti rubano il portafoglio gli fai marameo; hai una contabilità sempre precisa; lo smarrimento si risolve con una telefonata. Tanto che non solo diminuiscono gli sportelli bancari ma anche i Bancomat (ponendosi il problema dei piccoli centri, di cui scriveva ieri Giuliani). Quanta gente conoscete che, per una transazione regolare (nell’ipotesi tetto a 5mila), gira con 100 banconote da 50 o 250 da 20? Capisco la passione per il frusciante, ma qui siamo al feticismo. Che poi sarebbe, in una botta sola, più del doppio del reddito medio mensile nazionale. Non è escluso ve ne siano, ma stiamo parlando di casi singolari. Sicuro che le transazioni elettroniche favoriscono il tracciamento e contrastano l’evasione fiscale, che è la buona ragione per cui il costo deve essere contenuto (anche il frusciante costa, anche a tenerlo nel materasso) e le banche dati incrociabili, nella blindata garanzia della riservatezza personale. Perché di come spendo i miei soldi, nel lecito, non devo rispondere a nessuno. Vabbè, allora accapigliamoci sulla flat tax. La zuffa è occupata da tre diverse posizioni, a cura delle tre diverse componenti della coalizione che si trova al governo. Fatti i conti e guardandoci negli occhi, la cosa più probabile è che si vari un’aliquota per gli incrementi di reddito e si porti da 65 a 100mila euro quella per le partite Iva. Altre due discussioni inutili. Si aumenta il caos delle aliquote e dei calcoli, anziché semplificare. La prima impatta una stagione in cui sarebbe bello non veder calare il reddito. Circa la seconda, non saprei dire quante partite Iva si trovano fra 65 e 100mila, ma il totale dei contribuenti italiani, dipendenti compresi, che si trovano fra 55mila e 100mila gira attorno al 3%. Il totale. Mettiamo che un terzo di loro siano in quella condizione, sarebbe l’1% dei contribuenti. Ma di che stiamo parlando? Per carità, anche l’interesse di uno solo può essere discusso e – se legittimo – difeso, ma tanta enorme sproporzione fra la consistenza dei fatti e i bollori polemici, che si vede in campo fiscale ma non solo, promette male. Più interessati a distinguersi e a lanciare segnali alle rispettive tifoserie piuttosto che a conoscere e, di grazia, deliberare. Buonisti e cattivisti con l’immigrazione. Onesti ed evasori con il frusciante. Segnalate loro che lo spettacolo non è accattivante.   di Davide Giacalone

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