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Adesso c’è chi nega anche il genocidio di Srebrenica

Il negazionismo è contagioso. Oltre ad esserci alcune persone che negano la Shoah, ce ne sono altre che osano asserire che il genocidio di Srebrenica, dove nel luglio del 1995 morirono oltre 8mila musulmani bosniaci, non sia mai avvenuto.
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Adesso c’è chi nega anche il genocidio di Srebrenica

Il negazionismo è contagioso. Oltre ad esserci alcune persone che negano la Shoah, ce ne sono altre che osano asserire che il genocidio di Srebrenica, dove nel luglio del 1995 morirono oltre 8mila musulmani bosniaci, non sia mai avvenuto.
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Adesso c’è chi nega anche il genocidio di Srebrenica

Il negazionismo è contagioso. Oltre ad esserci alcune persone che negano la Shoah, ce ne sono altre che osano asserire che il genocidio di Srebrenica, dove nel luglio del 1995 morirono oltre 8mila musulmani bosniaci, non sia mai avvenuto.
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Il negazionismo è contagioso. Oltre ad esserci alcune persone che negano la Shoah, ce ne sono altre che osano asserire che il genocidio di Srebrenica, dove nel luglio del 1995 morirono oltre 8mila musulmani bosniaci, non sia mai avvenuto.
Decisamente il negazionismo è contagioso. Infatti adesso non solo si nega la Shoah, come noto il termine ebraico (“tempesta devastante”) che indica lo sterminio di 6 milioni di ebrei nei campi di concentramento tedeschi durante il Secondo conflitto mondiale, dal 1939 al 1945. Si è arrivati a negare anche il genocidio di Srebrenica. Nell’immaginario collettivo sono rimaste un paio di foto (quella scattata dal fotografo de “il Manifesto” Mario Boccia nota come “la ragazza che corre” sotto il fuoco dei cecchini, e l’altra ragazza suicida nel bosco pur di sfuggire alla furia dei suoi aguzzini) oltre allo Stari Most, il ponte ottomano del XVI secolo a Mostar. Con lo storico Carlo Maria Cipolla, viene da dire che la madre degli imbecilli è sempre incinta. Il massacro di Srebrenica è stato un genocidio di oltre 8mila musulmani bosniaci avvenuto nel luglio 1995. La strage fu perpetrata dall’esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina guidato dal generale Ratko Mladić, nonostante quell’area fosse stata dichiarata dall’Onu come zona protetta. Una sentenza della Corte internazionale di giustizia del 2007 nonché diverse altre del Tribunale penale internazionale per l’ex- Jugoslavia (Icty) hanno stabilito che il massacro, essendo stato commesso con lo specifico intento di distruggere il gruppo etnico dei bosgnacchi (bosniaci di religione islamica), costituisce un «genocidio». Tra i vari condannati, in particolare Ratko Mladić e Radovan Karadžić (all’epoca presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina) sono stati condannati in due momenti diversi dall’Icty, il primo all’ergastolo e il secondo a 40 anni di reclusione. La Corte penale internazionale dell’Aia ha poi applicato la pena dell’ergastolo anche a Karadžić. Eppure… Eppure un giornalista serbo (non uno qualunque, ma un qualificato inviato della storica agenzia di stampa serba “Tanjug”) ha osato negare il genocidio. E non su un qualsiasi blog clandestino, ma durante un’intervista – registrata – con Zeliko Komsic, il politico bosniaco membro croato della Presidenza tripartita della Repubblica Federale di Bosnia-Erzegovina. I due se ne sono dette di tutti i colori. Il primo ricordando il genocidio, il cronista minimizzando il peggior massacro sul suolo europeo dopo la Seconda guerra mondiale. Alla fine il politico si è tolto il microfono, si è alzato e se ne è andato. Il minimo che potesse fare.   di Franco Vergnano

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