Notte da Oscar per un truccatore, parla Aldo Signoretti
Notte da Oscar per un truccatore, parla Aldo Signoretti
Notte da Oscar per un truccatore, parla Aldo Signoretti
Dietro ogni personaggio del grande schermo c’è uno studio che chi non è del mestiere non può lontanamente immaginare. Ore di lavoro, alla ricerca di qualcosa che sia vicino alla perfezione. Lo sa bene, perché è questo il suo modus operandi, Aldo Signoretti, che assieme alla regista Alice Rohrwacher è l’unico italiano in lizza per gli Oscar 2023. Sua la nomination per il miglior trucco e parrucco nel film “Elvis” di Baz Luhrmann, con cui anni prima aveva già collaborato in “Moulin Rouge” (e che gli era valso un’altra candidatura). Impegnato in questi giorni nella sua Roma sul set della serie tv “Benito Mussolini” di Joe Wright, ha saputo della nomination dai Tg. Nonostante sia già la sua quarta volta, garantisce che a certe notizie non ci si abitua mai.
«Se servivano un paio d’ore per trasformare il protagonista Austin Butler in Elvis Presley, per far indossare a Tom Hanks i panni del suo manager Colonnello Parker ne servivano di più. Per accelerare i tempi ho quindi suggerito a Tom di rasarsi i capelli. In questo modo abbiamo evitato di dovergli applicare ogni volta una finta calotta per farlo sembrare calvo» spiega il mago del make-up. Un film cominciato in salita per colpa del Covid, con la produzione che ha marciato a singhiozzi (Hanks e la moglie sono stati persino ospedalizzati per via del virus).
Nella sua lunga carriera Signoretti vanta collaborazioni con Luchino Visconti, Federico Fellini, Dario Argento e una parentesi teatrale con Luca Ronconi. A un certo punto il suo talento è stato notato anche all’estero. «Una telefonata in cui chiedevano proprio di me, così è cominciata la mia avventura negli Stati Uniti» ricorda. «Sono stato fortunato, tante cose sono arrivate senza che io le avessi cercate. Ho lavorato con il gotha del cinema, da Martin Scorsese a Robert Altman. Impossibile elencarli tutti».
Quando gli chiediamo qualche aneddoto su uno dei tanti artisti conosciuti (da Nicole Kidman a Leonardo Di Caprio) non si sbottona nemmeno un po’: «Che posso dire? Brad Pitt mi ha colpito per la sua bellezza, non solo esteriore. Pure Sylvester Stallone, che potrebbe sembrare un po’ così, mi ha fatto un’ottima impressione. Vede, anche gli attori di quel calibro non sono mostri ma persone come noi, con la loro personalità e le loro attenzioni per il mondo. Chiaro che ho potuto instaurare un rapporto speciale… Passiamo così tanto tempo assieme che è inevitabile».
Per sapere se ci sarà anche un pezzo d’Italia tra i vincitori dell’Oscar bisognerà aspettare il 12 marzo in un’edizione che, a differenza delle altre, vedrà salire tutti i premiati sul palco. «Così la diretta durerà qualcosa come sette ore, un incubo per me che non amo stare seduto» esclama Signoretti. Quasi un paradosso per uno che ‘costringe’ gli attori a lunghissime sedute. «Sa che c’è? Quasi quasi mi porto dietro la fiaschetta romana».
di Ilaria CuzzolinLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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