La preside, la lettera, il ministro e le semplificazioni
| Società
Le semplificazioni sul caso della scuola di Firenze sono estremamente pericolose davanti a fenomeni di elevatissima complessità

La preside, la lettera, il ministro e le semplificazioni
Le semplificazioni sul caso della scuola di Firenze sono estremamente pericolose davanti a fenomeni di elevatissima complessità
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La preside, la lettera, il ministro e le semplificazioni
Le semplificazioni sul caso della scuola di Firenze sono estremamente pericolose davanti a fenomeni di elevatissima complessità
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La ricerca della semplificazione a tutti i costi, sia pur lodevole negli intenti, resta estremamente pericolosa davanti a fenomeni a elevatissima complessità. Caso di scuola – quanto mai opportuno scriverlo – la vicenda della lettera della preside dopo il pestaggio davanti al liceo di Firenze e tutto il baccano all’italiana che ne è seguito. Se si sollevano dei rilievi non – lo ripetiamo – sulle intenzioni della preside, ma sui contenuti della lettera, sull’estrema semplificazione che vi si ritrova delle origini di un fenomeno come quello del fascismo non si è automaticamente morbidi con questa iattura della nostra storia patria o direttamente neofascisti. Che sciocchezza sarebbe mai questa?
Se non si è d’accordo nel trovare in quei vigliacchi picchiatori di Firenze necessariamente degli epigoni degli squadristi, per quanto questi imbecilli fossero di destra (vogliamo forse dire che chiunque venga da ambienti di “destra” sia un fascista in nuce?), non si è necessariamente pericolosi sovversivi. La conclamata stupidità e violenza di cui questi signori dovranno rispondere in tribunale non ci autorizza a leggere nei fatti del liceo Michelangiolo un rinascente fascismo italiano.
Queste sono semplificazioni pericolosissime. Perché innescano reazioni uguali e contrarie in chi è imbecille e violento esattamente come quel gruppo di disgraziati, ma solo si è formato in un brodo di coltura opposto. Così, alla lettera della preside è seguita una reazione scomposta del ministro della Pubblica istruzione Valditara, che è riuscito nell’impresa di infilare “la difesa delle frontiere” per polemizzare con l’insegnante. Vorremmo proprio capire cosa c’entri, ma ci fa piacere ricordare che nei primi mesi di quest’anno sono sbarcati il triplo dei migranti dell’anno scorso. E comunque nulla c’entra.
Tornando a chi usa con leggerezza e noncuranza delle conseguenze termini quali “fascismo”, “antifascismo”, “comunismo”, “anticomunismo”, vorremmo ricordare l’insuperata definizione del fascismo di Piero Gobetti: “autobiografia di una nazione”. Altro che le semplificazioni su picchiatori, marciapiedi e frontiere.
Di Fulvio Giuliani
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