Federico Steiner: “I nuovi media andrebbero insegnati a scuola”
La comunicazione sarà una competenza sempre più trasversale e determinante per le imprese. Ne parliamo con Federico Steiner, partner e Direttore generale di Barabino&Partners
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Federico Steiner: “I nuovi media andrebbero insegnati a scuola”
La comunicazione sarà una competenza sempre più trasversale e determinante per le imprese. Ne parliamo con Federico Steiner, partner e Direttore generale di Barabino&Partners
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Federico Steiner: “I nuovi media andrebbero insegnati a scuola”
La comunicazione sarà una competenza sempre più trasversale e determinante per le imprese. Ne parliamo con Federico Steiner, partner e Direttore generale di Barabino&Partners
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La comunicazione sarà una competenza sempre più trasversale e determinante per le imprese. Ne parliamo con Federico Steiner, partner e Direttore generale di Barabino&Partners
Quali sono i valori che più accompagnano il lavoro di Barabino & Partners?
La competenza professionale e la lealtà nei confronti del cliente e di tutti i nostri interlocutori. Nessuno nasce con la competenza, occorre investire del tempo, applicarsi a lungo, ma alla fine i risultati si vedono. Per questo, nel valore della competenza comprendo anche gli investimenti di Barabino&Partners volti a far crescere e tenere aggiornate le risorse umane. Siamo una società che predilige far crescere i giovani, piuttosto che assumere persone già esperte dall’esterno. Infatti, tendenzialmente assumiamo neolaureati o giovani con esperienze di breve durata alle spalle per poi formarle all’interno del nostro ambiente. Riteniamo di avere una forte cultura di impresa che ci piace trasmettere alle risorse più giovani. Puntiamo su di loro e sul loro percorso di crescita che per i più meritevoli vede lo sviluppo del ruolo in società da consulente a consulente senior fino a senior manager, prima di diventare partner.
In che modo la competenza ha delle conseguenze per il cliente?
Oggi il cliente avverte subito se chi lo affianca è competente. Per competenza intendo la conoscenza del settore in cui opera il cliente, la capacità di dialogare con le risorse interne dell’azienda, il talento per segmentare pubblici e messaggi-chiave, l’abilità di orchestrare i diversi canali di comunicazione oggi disponibili. Quando, negli anni ’80, ha iniziato a imporsi in Italia, la professione del comunicatore era essenzialmente rappresentata dalle media relation. Oggi il mondo della comunicazione è molto più complesso, ci sono competenze trasversali che riguardano diversi canali di comunicazione come siti, social media e digital PR.
Ne abbiamo parlato anche con Duccio Vitali, CEO di Alkemy. Come ritiene che andrebbero allocate le risorse del PNRR?
Credo che una parte importante di queste risorse andrebbe investita in formazione. Spesso si ha a disposizione la tecnologia, ma non si sa come sfruttarla al meglio. Un altro obbiettivo da perseguire è la riduzione del digital divide, il divario tra chi ha accesso al mondo digitale e chi non ce l’ha.
Crede che la formazione sul digitale andrebbe portata anche nelle scuole?
Assolutamente sì, magari nelle scuole superiori. A volte nascono le polemiche sugli studenti che usano i cellulari in classe. Piuttosto che chiedersi se vadano tolti o meno, sarebbe utile fare dei corsi per far comprendere come queste tecnologie abilitino diversi aspetti utili della nostra vita, anche per il futuro professionale degli studenti. Ci sono tanti strumenti nuovi come Chat GPT che avranno un utilizzo sempre più rilevante. Questi strumenti devono essere oggetto di riflessione, anche perché dobbiamo essere in grado di valutarne l’impatto.
Il mondo datoriale può aiutare i giovani a migliorare la loro spendibilità lavorativa?
Sicuramente. Anche per questo con il riconoscimento «Best Practice 2022 Valorizzazione Risorse» Barabino&Partners ha voluto premiare in maniera fiduciaria l’impegno delle nostre risorse su cui contiamo profondamente anche per gli anni a venire. Non si tratta del classico premio basato sui risultati, economici e non, già ottenuti, bensì di una scelta di prospettiva. Il motore delle aziende sarà sempre di più chi ci lavora. Se vogliamo che temi come l’impegno dell’azienda nel rispetto dei lavoratori, della governance e della sostenibilità ambientale non restino parole vuote, allora devono essere interpretate in primis dalle aziende. Questo è il futuro, accelerato dalla pandemia che ci ha fatto scoprire nuovi equilibri tra vita privata e lavoro, una nuova considerazione del rapporto tra azienda e lavoratori. Quando gli interessi tra le due parti coincidono, i risultati arrivano.
Qual è stato il passaggio da una laurea in Storia contemporanea alla comunicazione di impresa?
Nasce da un mix di elementi. Ho sempre fatto politica giovanile, in particolare in quella che all’epoca era la Federazione Giovanile Repubblicana, l’organizzazione giovanile del partito di Ugo La Malfa e Giovanni Spadolini, un partito che si è sempre caratterizzato per mettere al centro del suo impegno i valori atlantici di democrazia e di laicità, così come i valori dell’impresa e del fare economia. Quindi, posso dire che l’attenzione al mondo dell’impresa ha da sempre fatto parte dei miei interessi. La passione per la storia e la filosofia, che coltivo tuttora da lettore, mi ha abituato a due componenti che nel mestiere di comunicatore restano fondamentali: la capacità di analisi e di sintesi. La comunicazione è competenza, devi conoscere, ma devi anche saper arrivare a una sintesi per poter consigliare in maniera chiara ed efficace i clienti che si affidano a te. Il primo incarico che Luca Barabino mi assegnò fu la prima edizione del Salone del Libro di Torino. Sicuramente questo mi ha permesso di iniziare senza una cesura netta dal mondo universitario da cui ero appena uscito, e di iniziare la mia carriera in questa società, diventata oggi parte della mia vita.
Di Giovanni Palmisano
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