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Il vocabolario di Bachmut

Il vocabolario di Bachmut

La battaglia per la città ucraina di Bachmut coinvolge anche il lessico della guerra, con parole costanti, ognuna con un suo contesto
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Il vocabolario di Bachmut

La battaglia per la città ucraina di Bachmut coinvolge anche il lessico della guerra, con parole costanti, ognuna con un suo contesto
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La battaglia per la città ucraina di Bachmut coinvolge anche il lessico della guerra, con parole costanti, ognuna con un suo contesto
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La battaglia per la città ucraina di Bachmut coinvolge anche il lessico della guerra, con parole costanti, ognuna con un suo contesto
Parlare di Bachmut è complesso. Le informazioni si affastellano seguendo gli interessi politici e mediatici. Il lessico con cui si parla della battaglia per il controllo di questa città ha delle parole costanti, figlie di ben sette mesi di scontri frontali. Ognuna di loro ha un suo contesto. Difficile. La situazione a Bachmut è dura. Gli ucraini sostengono che muoiano circa sette aggressori per ogni perdita fra i difensori, ma giunge sempre nuova carne da cannone russa e così gli assalti sanguinosi proseguono a oltranza contro i rinforzi equivalenti inviati dagli ucraini. Propaganda Evgenij Prigožin – il capo dei mercenari russi della Wagner – si è fatto riprendere sopra un palazzo del villaggio di Paraskoviivka, a Nord della zona di guerra. Si rivolge da pari a Zelens’kyj e gli chiede di ordinare la ritirata dalla città, che sostiene essere già accerchiata dalle sue truppe. Mostra un vecchio e due ragazzini come prigionieri di guerra, dando a intendere che l’esercito ucraino sia composto ormai soltanto da anziani e bambini. Un tentativo di dezinformatsiya che forse denuncia un affaticamento russo. Accerchiamento Le Z truppen incalzano da Nord e da Sud, minacciando le vie di rifornimento giallazzurre. Sono riuscite a colpire un ponte sulla strada O0506, ultima arteria stradale che collega Bachmut a Časiv Jar, ma il genio militare ucraino si è impegnato subito per ripararlo. Rimarrebbe comunque ancora una via sterrata per i campi. Un ponte interno alla città, sul fiume Bachmutka, è stato invece fatto saltare dagli ucraini stessi per impedirne l’uso futuro da parte dei russi. Alla bisogna, la riva Ovest del fiume sarà la nuova linea di difesa. Ritirata Lo annuncia Robert “Magyar” Brovdy, ucraino di origini magiare proveniente dall’oblast’ della Transcarpazia, capo di una squadra molto famosa di operatori di droni osservatori. «Nel mezzo della notte del 2 marzo l’unità degli “Uccelli di Magyar” (la sua squadra, ndr.) ha ricevuto l’ordine di ritirarsi con effetto immediato da Bachmut verso la nuova zona di combattimento. Porteremo comunque i droni acquistati con le donazioni a più di cinquanta unità dell’esercito. Guarda e trafiggi! Slava Ukraïni!». Il filmato è intervallato dai rumori dell’artiglieria, quindi lo ha girato prima lasciare la città alla difesa degli altri reparti. Resistenza Il generale Oleksandr Syrs’kyj, comandante delle forze terresti del Paese dei Girasoli, ha visitato il quartier generale dell’esercito a Bachmut. Un segno tangibile dell’impegno nazionale nella battaglia per questo piccolo spazio urbano. Più truppe nemiche verranno sconfitte qui e ora, meno ne potranno procedere verso Kramators’k. Nuvole Immensi banchi color latte sospinti dal vento di Sud-Ovest si stendono come lenzuola immacolate sulla terra sfregiata da trincee e crateri, come un velo pietoso sui palazzi sbriciolati dai bombardamenti criminali dell’esercito russo. Le nubi limitano l’uso dell’aviazione in una guerra dove la stragrande maggioranza delle operazioni già si basa sulle sole forze di terra. Uno dei più grandi smacchi della Russia è stato questo, fra le varie umiliazioni: Kyïv ha insegnato al Cremlino cosa vuol dire condurre una guerra sotto un cielo senza padroni e se i moscoviti vogliono il loro vecchio impero dovranno venire a prenderselo di persona. Trovando sempre gli ucraini ad attenderli. di Camillo Bosco  

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