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Servizio fotografico

Elisa si candida per uno stage in un’agenzia di pubblicità, ma a cinque giorni dalla fine riceve una chiamata dal suo amministratore delegato.
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Elisa si candida per uno stage in un’agenzia di pubblicità, ma a cinque giorni dalla fine riceve una chiamata dal suo amministratore delegato.
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Elisa si candida per uno stage in un’agenzia di pubblicità, ma a cinque giorni dalla fine riceve una chiamata dal suo amministratore delegato.
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Elisa si candida per uno stage in un’agenzia di pubblicità, ma a cinque giorni dalla fine riceve una chiamata dal suo amministratore delegato.
Mentre prepara l’esame di marketing Elisa decide di voler capire di più del mondo del lavoro e si candida per uno stage in un’agenzia di pubblicità. Esperienza che si rivela non troppo entusiasmante: spesso si ritrova a fare i famosi caffè per le riunioni, impara a usare la macchina fotocopiatrice e a riempire database. I colleghi più senior non la considerano molto, con quelli più giovani si crea un bel feeling. Alla fine nonostante tutto è soddisfatta. Mancano cinque giorni alla fine dello stage e, complice un aperitivo organizzato per la sera, Elisa abbandona l’abbigliamento serio e morigerato per una minigonna. Per non esagerare, scarpa con il tacco nello zaino e ballerine ai piedi. Nel primo pomeriggio, mentre si annoia con l’ennesimo numero da inserire nel foglio di calcolo, una chiamata. Sul suo interno che non suona quasi mai. E un nome che lampeggia: misterC. Tremante risponde ed è proprio lui, il mitologico amministratore delegato che in questi mesi ha solo incrociato di sfuggita nei corridoi. Mai guardata, mai salutata. La chiama nel suo ufficio. I primi cinque minuti Elisa emozionata lo ascolta parlare dell’agenzia, di prospettive future, di opportunità. Quando lei inizia a spiegare cosa vorrebbe fare da grande, lui anziché ascoltarla inizia a puntarle addosso lo smartphone e a fotografarla. Lei, le sue gambe. Lei impietrita non capisce. Lui la incoraggia a continuare a parlare. «Sai, così le foto del nostro staff per il sito Internet vengono più spontanee». Lei immobile. Non sa cosa fare. L’imbarazzo, la soggezione, la sorpresa la bloccano. Ma quale sito, se è appena stato rifatto? E cosa c’entrano le sue gambe con le foto di uno staff di cui lei non fa parte? Dopo qualche altra foto l’istinto la fa alzare. Con le gambe, proprio quelle gambe, tremanti. Le fa aprire la porta dell’ufficio. La voce ancora non esce nonostante tutto il disprezzo che vorrebbe urlare. Le gambe diventano sempre più veloci, il tempo di prendere la borsa e correre fuori. Con un solo rimpianto, che sa l’accompagnerà sempre. Non aver avuto la forza, per la vergogna, di dire nulla né a lui né a nessuno altro.   di Lady Jane

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