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polemica ChatGPT Italia

ChatGPT, polemica artificiale

Il blocco di ChatGPT in Italia, messo a bando dal Garante della privacy. Un’era digitale di divieti e ostracismi spesso paradossali
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Il blocco di ChatGPT in Italia, messo a bando dal Garante della privacy. Un’era digitale di divieti e ostracismi spesso paradossali
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Il blocco di ChatGPT in Italia, messo a bando dal Garante della privacy. Un’era digitale di divieti e ostracismi spesso paradossali
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Il blocco di ChatGPT in Italia, messo a bando dal Garante della privacy. Un’era digitale di divieti e ostracismi spesso paradossali
Sull’intelligenza artificiale siamo ormai a uno dei classici stadi dei fenomeni di moda: dopo la fase dell’innamoramento collettivo – durante la quale non sembra che possano esistere realtà alternative e che l’intero futuro dell’umanità e di ciascuno di noi passi da lì – si transita da quella dell’apparente assuefazione e inevitabilità, per approdare al momento della repulsione. È l’istante in cui la moda, osannata e idolatrata sino un minuto prima, diventa fonte di ogni male conosciuto e rischio capitale per l’umanità. Un procedere allo stesso tempo ben noto e piuttosto ridicolo, che nel caso dell’intelligenza artificiale ha assunto contorni particolarmente clamorosi. Non ci riferiamo solo al bando deciso dal Garante della privacy a ChatGPT in Italia, ma è inevitabile passare da qui. Ferma restando la sacralità dei dati di ciascuno di noi e quindi rispettando profondamente i principi della mossa del Garante, non possiamo notare come nell’era digitale i divieti e gli ostracismi su base nazionale siano sostanzialmente paradossali e inattuabili: è sempre un po’ come provare a fermare la marea con le mani. Continua ad apparire più opportuno obbligare Open Ai, madre di ChatGPT, a rispettare le regole italiane ed europee, piuttosto che metterla all’indice, mentre con non pochi altri big tech di ben altro peso e influenza, lo stesso Garante della privacy ha un fare decisamente meno ultimativo. Poi, sull’onda del sospetto ravvedimento di Elon Musk sull’intelligenza artificiale, sono seguite le lamentatio dei guru italiani del settore. Gli stessi che fino a quattro secondi fa decantavano le meraviglie e la potenza dell’AI, hanno cominciato a disegnare scenari foschi e apocalittici. Roba che in confronto Asimov era un tenero agnellino. Calma, gente. L’intelligenza artificiale è già abbondantemente fra di noi, ci agevola e sostiene nella nostra vita quotidiana in una miriade di applicazioni che rendono più agevole un’infinità di compiti e lavori. Va certamente regolarizzata, ma innanzitutto va studiata e compresa. Non neghiamo un certo timore davanti alla potenza della “macchina pensante“, ma prima di abbandonarci fra le braccia di Terminator, vorremmo almeno darci l’occasione di comprenderla fino in fondo. Indirizzare, gestire e fare dell’intelligenza artificiale ciò per cui è nata: un facilitatore e moltiplicatore dell’inimitabile, stupefacente e perfettibile intelligenza dell’animale pensante chiamato uomo. di Fulvio Giuliani

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