Calcio al Rave e teppaglia Ultras
L’assurda protesta degli Ultras del Napoli di domenica: prima all’interno dello Stadio Maradona e poi, violenta, al suo esterno
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Calcio al Rave e teppaglia Ultras
L’assurda protesta degli Ultras del Napoli di domenica: prima all’interno dello Stadio Maradona e poi, violenta, al suo esterno
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L’assurda protesta degli Ultras del Napoli di domenica: prima all’interno dello Stadio Maradona e poi, violenta, al suo esterno
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L’assurda protesta degli Ultras del Napoli di domenica: prima all’interno dello Stadio Maradona e poi, violenta, al suo esterno
Non avete mai visto una squadra in fuga clamorosa contestata dai propri tifosi più accesi? Ovvio, ma non a Napoli, dove domenica è andato in scena il teatro dell’assurdo: i gruppi ultras – dietro il paravento del caro biglietti e del divieto di introdurre nello stadio le bandiere e i tamburi (inesistente, vanno solo dichiarati qualche giorno prima, ma lor signori sono refrattari geneticamente a regole e autocertificazioni) – hanno prima inscenato una paradossale protesta-contestazione fuori dal Diego Armando Maradona, per poi scatenare una protesta violenta e surreale all’interno.
Perché se vedere dei tifosi girare le spalle alla propria squadra a un passo da uno scudetto atteso 33 anni non vi sembra sufficientemente ridicolo, veniva da piangere nell’osservare questa teppaglia minacciare verbalmente e poi passare alle vie di fatto contro chiunque osasse tifare o anche solo guardare la partita.
Non si sono fermati davanti a nulla, pur di riaffermare il proprio potere indiscusso e indiscutibile sugli spalti di quello che ritengono il proprio terreno di caccia e business: hanno minacciato e costretto alla fuga famiglie con bambini terrorizzati. Piccoli magari per la prima volta allo stadio, come in testimonianze da noi raccolte, con il solo sogno di veder giocare il fenomenale georgiano Kvaratskhelia o il granitico sudcoreano Kim. Bimbi che hanno concluso la serata portati via in lacrime in tutta fretta dai propri genitori, davanti alla furia belluina di questa gente. Animata da un odio atavico e totale per il presidente azzurro Aurelio De Laurentiis che con loro non ha mai voluto avere a che fare. Personaggi di cui le forze dell’ordine sanno tutto, ben oltre le banali generalità. Del resto, non fanno nulla per nascondersi come, per fare un esempio, il sedicente capo ultrà che ieri in un’intervista ha minacciato le istituzioni di non dar fastidio in vista della festa scudetto, «perché la piazza è nostra». La curva gli deve apparire troppo poco.
Ci si chiede da anni – abbiamo perso il conto delle volte in cui l’abbiamo scritto – cosa si aspetti a varare un’operazione di prevenzione dell’ordine pubblico che liberi tutti gli stadi italiani dalla presenza di questi figuri. L’attuale governo si segnalò per lo strombazzassimo “pugno di ferro” sulla questione rave, arrivando a lambire un bel problema di carattere giuridico pur di dimostrarsi duro e inflessibile. Era quella una faccenda francamente banale e abbondantemente gestibile con le norme esistenti e affidando la soluzione dei singoli casi alla professionalità delle forze dell’ordine. Non serviva tutto quell’inutile can can, ma tant’è. Eppure, da Nord a Sud l’Italia continua a essere piagata da queste manifestazioni di inciviltà volgare e violenta. Di Napoli vi abbiamo appena scritto e la città s’interroga stranita su come tutto ciò sia possibile. È storia ancora fresca il diktat dei capibastone della curva dell’Inter, in memoria del loro leader morto ammazzato in un regolamento di conti della criminalità legata allo spaccio di stupefacenti.
Questo l’humus in cui si muovono i loschi figuri che neppure alla lontana hanno a che vedere con lo sport. Dello sport sono dei violentatori, dei volgari ladri di emozioni e sogni da espellere una volta per tutte dagli stadi.
di Fulvio Giuliani
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