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3 parole per il Primo maggio

3 parole per questo Primo Maggio

Per questo 1 Maggio, Festa dei Lavoratori, vogliamo partire da tre parole: diritti (e doveri), yolo e buoni maestri
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3 parole per questo Primo Maggio

Per questo 1 Maggio, Festa dei Lavoratori, vogliamo partire da tre parole: diritti (e doveri), yolo e buoni maestri
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Per questo 1 Maggio, Festa dei Lavoratori, vogliamo partire da tre parole: diritti (e doveri), yolo e buoni maestri
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Per questo 1 Maggio, Festa dei Lavoratori, vogliamo partire da tre parole: diritti (e doveri), yolo e buoni maestri
DIRITTI I diritti, quelli che celebriamo oggi. Quelli ottenuti grazie al coraggio di chi ha sacrificato anche la vita. Diritti che non possono e non devono viaggiare separati dai doveri. “La nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri”. Giusto far valere i propri diritti, ma per farlo non si può prevaricare l’altro. Un mio diritto non deve togliere nulla a un’altra persona, al contrario. Quindi non rinunciamo mai ai nostri diritti, pretendiamo siano riconosciuti, ma chiediamoci sempre se stiamo facendo la nostra parte. Se possiamo fare qualcosa di più. Se qualcuno è rimasto indietro. YOLO, You only live once. Un’evoluzione del carpe diem che in questo periodo storico viene utilizzato spesso per identificare le generazioni Z e Millennials. Le nuove generazioni stanno cambiando il paradigma del mondo del lavoro (e non solo) chiedendo, ricercando, pretendendo maggiore flessibilità. Il lavoro rappresenta una parte della vita, non l’unica. Per loro impegno e dedizione sono importanti, ma senza eccessi. C’è una vita fuori. E non hanno nessuna intenzione di perdere neanche un attimo. Non c’è tempo per perdere tempo. Un nuovo modo di vivere e concepire il lavoro, che pretende flessibilità, un migliore worklife balance, ma anche la richieste di minori pressioni, di un ambiente il più possibile libero dallo stress. I Millennial e i ragazzi della Gen Z non vogliono sacrificare la loro vita e la loro salute per il lavoro. Il “posto fisso” non è più un sogno nè un’esigenza. La pandemia ha fatto da spartiacque e ha dato a molti il coraggio di rischiare, di mettersi in proprio, di esplorare nuovi ambiti, di lavorare da luoghi remoti. Le aziende si trovano così ad interfacciarsi con persone “nuove”, non più legate al concetto classico di lavoro, dipendenza, gerarchia e chiedono a gran voce flessibilità, lavoro da casa o ancor meglio da qualsiasi luogo del globo, così da gestire in autonomia gli orari di lavoro. Ovviamente questo sta creando tensioni, confronti e spesso scontri tra generazioni diverse che si sfiorano, si incrociano ma fanno molta fatica a capirsi. La generazione X e i tanto bistrattati Boomer che hanno fatto dell’impegno, della gavetta, della dedizione anche totale al lavoro una filosofia di vita si aspetterebbero dalle nuove generazioni un approccio simile. E invece, spesso, quanto le generazioni “senior” sono state e sono tutt’ora estreme nel loro modo di lavorare così le “new gen” lo sono nelle loro convinzioni. E le incomprensioni sono quotidiane. Banale dire che in medio stat virtus, e ancora di più che bisognerebbe provare ad ascoltarsi. Pretendere flessibilità e benefit prima ancora di aver imparato un lavoro imporrebbe di studiare, impegnarsi, crescere e poi chiedere e dall’altro lato non arroccarsi in un’arrogante torre d’avorio dove il proprio pensiero e modo di fare e lavorare sia l’unico possibile. Ricordiamoci però che come la storia insegna le rivoluzioni si compiono anche a causa o grazie a eccessi ed errori. Vediamo se quella degli YOLO potrà definirsi tale. BUONI MAESTRI In questa giornata, in particolare, è importante sottolineare come nel percorso professionale di tutti sia fondamentale incontrare persone in grado di ispirare, di insegnare, di motivare, di far crescere. È importante sapersi scegliere i buoni maestri. Cercandoli, studiando le persone e provando a capirle, con un approccio aperto e disponibile, senza cedere a recriminazioni e vittimismi. Nel corso della carriera capiterà spesso di avere capi o colleghi magari mediocri, meno capaci di noi, a volte addirittura subdoli e tossici. È importante non farsi influenzare da loro ma anzi appena possibile evitarli e scappare lontano. Nel mentre, invece, si può guardare a professionisti capaci, da emulare da cui prendere esempio. Anche sapersi scegliere buoni maestri è importante. Quelli che credono in te, che hanno voglia di vederti crescere, che fanno di tutto per farlo. Non semplice e non banale trovarli, ma quando si ha questa fortuna proviamo a tenerceli stretti. Non ne capiteranno molti lungo il cammino. di Federica Marotti

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