Spazio alla biodiversità nei campi bio di NaturaSì
Roma, 19 mag. (Adnkronos) – Spazio alla biodiversità: nei campi bio trovano rifugio specie animali e vegetali uniche. Lo dimostrano le aziende agricole dell’ecosistema NaturaSì, rete di negozi biologici in Italia. Secondo le stime, in media il 14% della superficie delle aziende agricole dell’ecosistema’ NaturaSì è riservato a siepi, boschetti, zone umide dove le specie selvatiche convivono con i campi coltivati senza l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi; una percentuale superiore rispetto a quella indicata dalla Strategia europea Biodiversità che prevede che da qui al 2030 almeno il 10% della superficie dei campi venga riservato ad aree naturali. Nella maggioranza di queste aziende biologiche e biodinamiche, infatti, accanto ai campi si trovano habitat diversi, dalle aree umide ai boschi, dalle rogge ai prati da sfalcio. Grazie a questa differenziazione di ambienti molte di queste aziende agricole ospitano specie animali e vegetali rare o in forte declino, alcune protette a livello comunitario e regionale.
A testimoniarlo, più di 200 persone, tra adulti e bambini, che, in vista della Giornata mondiale della Biodiversità del 22 maggio, hanno partecipato a un BioBlitz, un’attività di osservazione scientifica alle Cascine Orsine di Bereguardo (una delle aziende simbolo della rete NaturaSì) accompagnate da dieci naturalisti esperti della Società di scienze naturali del Verbano Cusio Ossola. L’operazione di citizen science, con la particolarità di svolgersi in azienda agricola, ha rilevato un significativo numero di specie fra vegetali, uccelli, anfibi, rettili, mammiferi e invertebrati, tra cui alcune che godono della protezione comunitaria per la direttiva europea Habitat del 1992.
Il percorso guidato da uno dei naturalisti ha portato all’individuazione di 30 specie diverse di uccelli. Tra le più significative, perché di interesse comunitario, la Nitticora (Nycticorax nycticorax), l’Airone rosso (Ardea purpurea) e il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus). I primi due si riproducono nella grande garzaia della Zelata e trovano sostentamento nelle risaie e nei campi dell’azienda, dove le popolazioni di insetti, anfibi, rettili e uccelli possono contare su una gestione rispettosa della biodiversità animale e vegetale. Il Falco pecchiaiolo è un rapace migratore che trascorre l’inverno in Africa subsahariana e torna in primavera per nidificare. Si nutre di insetti, come le vespe e le loro larve.
Tra i rettili e gli anfibi osservati nel corso della giornata si contano specie come il Saettone (Zamenis longissimus), serpente frequente nei boschi planiziali ben conservati. Ottimo arrampicatore, caccia piccoli mammiferi e uccelli tra le chiome degli alberi. Dalle stesse chiome è possibile, inoltre, ascoltare il canto delle Raganelle italiane (Hyla intermedia), piccolo anuro dalla colorazione verde brillante perfettamente mimetico tra il fogliame che sfrutta le ventose all’apice delle dita per scalare anche superfici perfettamente verticali. Protagonista, invece, tra gli insetti, il Cervo volante (Lucanus cervus), un coleottero avvistato grazie all’occhio attento dei naturalisti. Tra le piante, i ‘cercatori di natura’ hanno trovato alcune interessanti specie protette: il Ranuncolo di palude o Ranuncolo tossico (Ranunculus sceleratus), il Crescione di Chiana (Rorippa amphibia) e il Giaggiolo acquatico (Limniris pseudacorus). Avvistamenti che si aggiungono alla biodiversità rilevata in un’altra azienda del circuito NaturaSì, la San Michele di Cortellazzo (VE), dove un monitoraggio che dura da oltre 5 anni ha evidenziato la presenza di falchi di palude, aironi rossi, barbagianni e numerose specie di pipistrelli inclusi nella lista rossa delle specie a rischio. L’azienda, hanno calcolato i faunisti, ospita ben 72 specie di uccelli, 15 specie di mammiferi terrestri, 10 di pipistrelli, 5 di rettili, 3 di anfibi e 72 specie botaniche.
“La biodiversità non è un concetto astratto, ma è alla base di una sana agricoltura, in cui la diversità degli organismi favorisce il sostentamento e la circolarità dell’ecosistema. In questo processo, noi abbiamo un ruolo fondamentale, perché dobbiamo rispettare il processo naturale che si innesca, a tutela della nostra salute ma anche di quella della Terra – spiega Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì – Noi come cittadini, come consumatori, non dovremmo fermarci solo al gusto del cibo, che certo è importante, ma è fondamentale conoscerne anche l’origine. E l’origine è la Terra. Quando il cibo è sano per l’uomo, significa che è sano anche per la terra.”
Per il BioBlitz organizzato da NaturaSì in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità sono state aperte le porte di Cascine Orsine, azienda agricola a Bereguardo, in provincia di Pavia, che conta 700 ettari di superficie di cui 350 coltivati con metodo biodinamico. Cascine Orsine si trova nel Parco del Ticino: la coltivazione biodinamica ha permesso di proteggere tipologie di vegetazione uniche e peculiari della pianura Padana come i querceti planiziali e le foreste ripariali, ambienti che sono scomparsi dal paesaggio antropizzato. Ci sono alberi come farnia, ontano nero, pioppo nero, pioppo bianco, alti anche più di 40 metri, e una struttura complessa degli strati della foresta. Sono tornate delle specie animali assenti dalla fine del 700, come il capriolo, introdotto più a nord nel parco e che poi si è espanso avendo trovato una zona favorevole nei boschi della Zelata; si trovano anche martora, tasso, volpe e molti rapaci, la cui presenza negli anni è aumentata moltissimo.
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