Il delitto di Senago. Letteratura, morbosità e realtà del crimine
Il delitto di Senago è uno dei tanti di una quotidianità del Male che, nonostante sia in calo nella sua contabilità, viene narrato a tutto vantaggio degli ascolti tv
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Il delitto di Senago è uno dei tanti di una quotidianità del Male che, nonostante sia in calo nella sua contabilità, viene narrato a tutto vantaggio degli ascolti tv
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Il delitto di Senago è uno dei tanti di una quotidianità del Male che, nonostante sia in calo nella sua contabilità, viene narrato a tutto vantaggio degli ascolti tv
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Il delitto di Senago è uno dei tanti di una quotidianità del Male che, nonostante sia in calo nella sua contabilità, viene narrato a tutto vantaggio degli ascolti tv
Alla notizia di quel fattaccio brutto – l’omicidio brutale di una giovane donna con in grembo un bambino di sette mesi, figlio dello stesso criminale omicida – m’è venuto in mente “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Gadda, poi “I fratelli Karamazov” e “Delitto e castigo” di Dostoevskij: romanzi che fra mille altri, anche di pari dignità narrativa, hanno rappresentato la quotidianità del Male. Una quotidianità – ahimè – inestirpabile.
La più feroce serial killer della storia è senza dubbio Agatha Christie. In un’intervista chiesero alla cosiddetta “regina del giallo” come facesse a immaginare tutte quelle storie così crudeli. «Immaginare? Nessuna immaginazione, io leggo i giornali». Giornali che – soprattutto i tabloid inglesi – si nutrono di quella cronaca nera che ingolosisce per la sua potentissima forma catartica. Da sempre, in realtà, ci liberiamo del Male vedendolo rappresentato (esorcizzato): vogliamo parlare di quanto fossero crudeli le tragedie di Euripide, Eschilo, Sofocle? O delle allegre scorribande notturne fra i troiani di Diomede e Ulisse? Non a caso, ne “La nascita della tragedia” Nietzsche (pur ripudiando poi in “Ecce Homo” quella sua opera giovanile) metteva in parallelo la società greca con la sua rappresentazione nella tragedia. Non c’andava delicato – se non per ineguagliabile forma – manco Shakespeare.
Dal teatro al cinema, per non parlare delle serie tv: a ‘ispirare’ poeti, scrittori e sceneggiatori è la suddetta quotidianità. Nicola Lagioia ha tratto un romanzo raffinatissimo da uno degli episodi più brutali della cronaca nera degli ultimi anni (l’immotivato omicidio nel 2016 a Roma di un ventenne da parte di due coetanei dopo un’intera giornata di torture). Oltre a Pier Vittorio Tondelli e Luciano Ligabue, Correggio ha dato i natali a Leonarda Cianciulli, “la saponificatrice di Correggio” (saponificatrice delle sue vittime).
Materiale – quello della cronaca nera – non usato perché non usabile durante il ventennio, quando di fatto la “nera” sparì dai giornali, ché il regime era talmente perfetto da non contemplare fatti omicidiari. Emblematico il caso di Girolimoni, il fotografo romano ingiustamente accusato di essere il pedofilo responsabile di 7 stupri e 5 omicidi di bambine. La stampadi regime (quella sì, di regime!) lo condannò inesorabilmente su input “dall’alto” per dimostrare che il fascismo era capace di trovare subito i colpevoli dei pochi delitti in un regno ormai bonificato.
Il fattaccio brutto di Senago è uno dei tanti di una quotidianità del Male che, nonostante sia in calo nella sua contabilità (come nell’ultimo rapporto in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario), viene narrato con una forza formidabile a tutto vantaggio degli ascolti tv: dalle aperture dei tg ai talk show con i loro multitasking esperti di turno.
di Pino Casamassima
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